Momenti di unione anziché di discordia, puro ossigeno di alte quote, soprattutto culturali, in controtendenza con il clima politico-(in)civile che regna in Europa e nel nostro Paese: li abbiamo vissuti qualche settimana fa, salendo al valico del Sempione e a Varzo, sopra Domodossola, per partecipare alla cerimonia di inaugurazione del “Cammino di San Bernardo”, la grande strada europea che unisce l’Italia al Nord Europa, la pianura alle Alpi. Il Passo del Sempione è in Svizzera (Vallese), al Simplon Hospiz, simbolo di ospitalità fondato da Napoleone e oggi convento degli agostiniani di San Bernardo, è un incrocio di venti europei: la cerimonia si è svolta in tre lingue (francese, italiano e tedesco), condividendo con naturalezza e allegria pensieri, cibo e ottimi vini.

Si è celebrata la via Francisca novarese, il Cammino che unisce Alpi e pianura, una strada che si ricollega alla via Francigena appena dopo il confine lombardo; si è ricordato così un santo nato mille anni fa, oggi sepolto nel Duomo di Novara: San Bernardo da Aosta è il patrono delle Alpi, emblema di un’Europa che usciva dai secoli più bui dell’Alto Medioevo, capace di tessere, attraverso le vie che oltre i passi alpini, relazioni commerciali, sociali e culturali. Ci ha portati lassù un’amica, Lisanna Cuccini, che vive a Varzo, paese tra Domodossola e il valico; anche lei e la sua comunità sono simbolo interculturale, di “contaminazione” (come si ama dire oggi, parola spesso vuota); la bisnonna Teresa, cui ha dedicato una poesia che a Bressanone – città bilingue – ha vinto un premio dedicato alla salvaguardia della lingua italiana, apparteneva a una famiglia vallesana; un’altra bisnonna di Lisanna era austriaca.

Tre giorni a dialogare, camminare, osservare, condividere la semplicità delle grandi occasioni. Si è ricordato lo Stockalpen, il cammino storico tra Briga a Domodossola, e Geo Chavez, il pioniere del volo che per primo trasvolò le Alpi agli inizi del Novecento; la nonna di Lisanna lo vide passare su un trabiccolo con ruote di bicicletta, lo scambiò per un uccellaccio. Lisanna è un vulcano di attività: vicepresidente delle aree protette dell’Ossola (gemellato con il Landschaftspark della Binntal svizzero), vicepresidente del Cai di Varzo e segretaria della sezione Est-Monterosa, presidente dell’associazione tutela patrimonio storico e consigliere della pro loco Valle Divedro, organizza eventi culturali e tiene corsi di lingue per adulti, fa le notti come volontaria nel corpo volontari ambulanza (118), collabora con il periodico Eco-Risveglio dell’Ossola ed è un punto di riferimento per la comunità svizzera.

A dispetto di tutto le piace stare nell’ombra: “Fuggo gli onori – dice – sono più pericolosi degli oneri. Mi piace dare qualcosa alla comunità finché sono in grado di farlo… Sulla mia tomba scriveranno: ‘Come il prezzemolo, è appassita anche lei’. Vivere “basso” e volare alto, insomma. Osare, condividere, spargere briciole di generosità: a Varzo e sul valico del Sempione, il più grande rifugio delle Alpi, anche in un’estate di guerre e di campagne elettorali abbiamo potuto provarci. Per sognare un’Europa e una vita diversa, nella quale non regnino la separazione e la competizione ma la collaborazione. Rivoluzionario, direi.

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