Jennifer Walters è una giurista che viene da anni di sacrifici professionali e personali, volti a costruire per se stessa un solido percorso nell’avvocatura di Los Angeles. Il suo carattere mite e il suo idealismo vengono spesso sminuiti da un contesto culturale e sociale che pretende aggressività e cinismo come equipaggiamento di base. Tuttavia, un’accidentale trasfusione di sangue radioattivo da parte del cugino Bruce Banner costringerà Jen a scendere a patti con tutto il proprio potenziale aggressivo, trasformandola in una potente gigantessa di giada.

Creata da Stan Lee e John Buscema nel 1980 per cavalcare l’onda del grande successo che Hulk stava riscuotendo in televisione con il serial a lui dedicato, il personaggio di She-Hulk ha rappresentato a lungo un unicum nel vasto catalogo di personaggi Marvel. Nonostante un battesimo frutto di legittima speculazione editoriale, il successo da lei riscosso su testate dedicate ad Avengers e Fantastici Quattro permise a John Byrne, l’autore più influente degli anni ‘80 (sia in ottica Marvel che DC) di dedicarle una serie regolare che deviava dalle atmosfere letterarie proprie del più noto Hulk: una volta messe da parte la classica dialettica Jekyll/Hyde, il body horror e il senso di persecuzione che deriva dai mostri della psiche, la sua run divenne una satira non solo delle atmosfere yuppie dell’epoca ma della stessa industria del fumetto.

Ben prima di Deadpool, infatti, la She-Hulk di Byrne rompeva la quarta parete già dalla copertina, rivolgendosi con frequenza e sarcasmo al lettore o allo stesso autore, perfettamente consapevole di essere un personaggio all’interno di un fumetto. Per capirci, in Sensational She-Hulk n.5 del 1989, la protagonista si muove tra le pagine dedicate agli ordini dei numeri arretrati, strappando la carta fittizia di cui sono fatte e camminandoci attraverso. Tra una scazzottata con avversari improbabili e l’altra, veniva sovente parodizzata anche la stessa sexploitation a cui una giunonica pin-up dalla pelle verde veniva sottoposta, in un settore dell’intrattenimento spesso aggrappato più a logiche commerciali che artistiche.

In un certo senso con il suo mix di umorismo, tòpoi cartooneschi e azione, la She-Hulk di John Byrne inventò lo stile dell’attuale universo cinematografico Marvel, quantomeno lo precorse. Anche per questo motivo non stupisce che ci sia tanto di quella Jen Walters di carta nella sua versione televisiva, brillantemente interpretata da Tatiana Maslany e attualmente in streaming su Disney+. Trattandosi solo di un primo episodio è difficile ancora esprimere una visione complessiva dei suoi contenuti, ma l’inizio ben investe su ciò che rende il personaggio più di una mera controparte femminile di Hulk, ad esempio il fatto che, a differenza del cugino, Jen non abbia due personalità distinte e in conflitto tra loro, ma un grande potenziale inespresso che viene esaltato dalla sua trasformazione, e che la responsabilizza ulteriormente rispetto al proprio già virtuoso codice etico.

In più, grazie ai cameo di grossi calibri quali Mark Ruffalo, vengono ulteriormente approfondite le connessioni con la finora confusionaria fase 4 dell’Mcu. Non mancano strizzate d’occhio al grande pubblico generalista, con una gara di rutti tra cugini verdi che ricorda fin troppo quella tra Shrek e Fiona per non risultare gratuita, ma d’altronde è questa la sottile linea tra necessità e virtù alla quale l’opera Marvel/Disney ci ha abituato. Tutto il resto non solo diverte, ma sembra divertire anche chi lo interpreta. Il che fa ben sperare.

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