“Le misure del governo per contenere i rincari energetici“, estese fino a dicembre, “non saranno sufficienti visto l’attuale livello del prezzo del gas“. Il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, spiega che “erano a mala pena sufficienti quando il prezzo del gas era 80 euro al MWh, ma non ora. Un prezzo del gas di 250 euro al MWh si tradurrà in un prezzo record dell’elettricità, verso i 600 euro al MWh, dieci volte quelli che erano ottimi prezzi anni fa. Questo significherà chiusure, recessione, calo dell’economia e distruzione della domanda”. In questa situazione, spiega l’esperto, “quest’inverno se il gas dalla Russia verrà azzerato si dovrà distruggere domanda, razionare, anche solo per pochi giorni. Ma bisogna dirlo, prepararsi“. “Dobbiamo risparmiare”, continua Tabarelli, definendo “irresponsabile dire che le scorte sono alte e quindi non bisogna preoccuparsi”. Il governo Draghi non ha mai concretizzato in provvedimenti ufficiali – e pubblicizzato – le ipotesi di risparmio energetico descritte in diverse occasioni dal ministro Roberto Cingolani, che fino a qualche settimana fa continuava a rassicurare sul fatto che la velocità di riempimento degli stoccaggi mette al riparo il Paese. Nonostante l’Arera abbia a più riprese avvertito che l’autunno sarà drammatico.

“Tutte le imprese europee saranno colpite”, spiega il presidente di Nomisma, “a partire dal settore manifatturiero che per noi è molto importante, perché fa valore aggiunto, occupazione e innovazione tecnologica”. Quanto alle famiglie “in inverno il gas è un bene essenziale e la domanda è talmente rigida che il prezzo tende a schizzare. Ed è quello che sta succedendo con l’energia in Europa in questi mesi, dove i consumi non sono crollati”. Quindi? “Per l’inverno possiamo arrivare a una domanda giornaliera di 400 milioni di metri cubi, con 200 milioni provenienti dalle scorte. Gli altri 200 milioni provengono dalle importazioni, dove la Russia lo scorso inverno pesava per 90 milioni al giorno. Una quantità molto difficile da sostituire, Quest’inverno, se il gas dalla Russia verrà azzerato, per cui si dovrà distruggere domanda, razionare“. Riaprire il Nord Stream 2 significherebbe “cedere e politicamente non mi sembra fattibile. Pertanto dobbiamo risparmiare“.

Non solo: la situazione potrebbe rivelarsi anche peggiore. “Le scorte – chiarisce Tabarelli – sono come un palloncino che deve essere sempre pieno per dare pressione, per arrivare a case, ospedali, fabbriche, centrali elettriche. Se la Russia taglia subito e dobbiamo ricorrere alle scorte già a ottobre o novembre, arriveremo a febbraio con un palloncino un po’ sgonfio e non riusciremo a tirare fuori 200 milioni di metri cubi al giorno”.

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