Gli Europei di nuoto a Roma sono stato un tripudio per la nostra Nazionale, una sorta di continua sagra molto made in Italy con fuochi artificiali alla fine di ogni giornata. Abbiamo vinto 35 medaglie, con 13 ori, 13 argenti e 9 bronzi, portando sul podio una grande varietà di nuotatori. Sono stati premiati quelli all’ultimo grande colpo della carriera, come Pizzini, Carraro e Caramignoli, i campioni affermati che lotteranno ancora per anni per i primi posti del podio, come Miressi, Quadarella, Paltrinieri e Pilato, almeno un paio di giovani che fanno intravedere un futuro ancora più luminoso, Galossi (classe 2006) e Simone Cerasuolo (classe 2003), ma fra tutti si è distinto il campionissimo, il nuotatore generazionale arrivato finalmente alla sua completa maturazione, Thomas Ceccon. Per anni Ceccon era il talento che non doveva perdersi. Acquaticità e classe erano naturali, bisognava dargli un fisico e la capacità di restare concentrato sull’obiettivo per avere la quasi sicurezza di far crescere una meraviglia del nuoto. Fino a oggi le ultime due caratteristiche sono state ondivaghe, da quest’anno Ceccon è entrato in un’altra dimensione.

Il suo apprendistato in realtà inizia come meglio non poteva, guardando nella corsia di fianco la nuotatrice migliore della nostra storia, Federica Pellegrini, nella piscina “Alberto Castagnetti” di Verona dove si allenavano insieme. A differenza di Federica però non sceglie subito la sua identità natatoria, selezionando uno stile e un paio di gare, ma prova tutto, tanto è vero che all’inizio della sua carriera giovanile per tutti doveva essere il prossimo re dei misti internazionali. A farsi sentire per la prima volta però è nei 100 dorso, specialità che oggi ha eletto a prediletta, agli Europei di Glasgow 2018, quando accede in finale a 17 anni e la termina in quinta posizione con 53”85, record personale e di categoria. Sempre quell’anno partecipa ai Giochi Olimpici giovanili di Buenos Aires ed è lì che si inizia a pensare che sia qualcosa di speciale: oro nei 50 m stile libero, argento nei 50 m dorso e nei 200 m misti, bronzo nei 100 dorso e con la staffetta 4×100 mista. In questa edizione, dove c’è il meglio dello sport internazionale giovanile, l’Italia capisce di avere in mano nuotatori mai visti prima (vi partecipano e vincono medaglie anche Burdisso e De Tullio) e uno in particolare ancora più speciale.

Ai Mondiali di Gwangju 2019 Ceccon delude e la pandemia gli concede un anno in più per preparare meglio le Olimpiadi. In questo anno però non seleziona accuratamente ancora gli eventi a cui prendere parte ed è in vasca molte volte. Anche per questo sforzo eccessivo conquista due medaglie in staffetta (argento nella 4x100sl e bronzo nella 4×100 mista), ma è leggermente appesantito nella sua gara, i 100 dorso, dove arriva quarto.

Quest’anno gli appuntamenti erano due e questa volta Ceccon ha scelto. Ai Mondiali e come lui stesso affermato fino a Parigi 2024 il suo territorio di caccia devono essere i 100 dorso, tutto il resto che verrà sarà ben accetto ma non essenziale. Un Ceccon più maturo e consapevole ha dimostrato quello che vale: oro mondiale nei 100 dorso a Budapest con annesso record del mondo in 51’’60. Da quel momento per Thomas Ceccon è iniziata la strada verso Parigi. In questi Europei casalinghi, Thomas è arrivato con la modalità “prendo tutto quello che posso”, come lui stesso ha rivelato e così è stato: oro nei 50 farfalla, argento nei 50 dorso, oro nei “suoi” 100 dorso, oro nella 4×100 stile libero e nella 4×100 mista e ancora argento nella 4×100 mista mista.

Nonostante la grandezza di Martinenghi, due ori con il piccolissimo asterisco dell’assenza di Adam Peaty, la costanza senza fine di Kristóf Milák, che ha dominato come di consueto la farfalla ma ha vinto una medaglia anche nei 100sl, l’ormai assodata eternità di Sarah Sjöström, oro nei 50 sl e 50 farfalla, i nuotatori della manifestazione sono stati due: il rumeno David Popovici, oro e record mondiale nella gara regina, i 100sl, e proprio Thomas Ceccon. I due sono molto somiglianti nella leggerezza e nella classe che mettono in acqua, non puntano tutto sulla potenza muscolare in quanto per loro la forza è solo un motore atletico messo su un telaio tecnico meraviglioso. Saranno loro a guidare il nuoto del prossimo futuro: c’è anche un italiano per una volta a precedere tutti.

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