Dal campionato più scarso di sempre, a uno dei più competitivi degli ultimi anni: la Serie “A perdere” diventa “A vincere”. Con i tifosi ancora sotto l’ombrellone (disastro annunciato per gli ascolti tv) e i calciatori buttati in campo col caldo torrido (immaginate che ritmi), inizia la stagione più pazza, imprevedibile e chissà, magari anche spettacolare degli ultimi anni. Con almeno tre-quattro squadre migliorate rispetto all’anno scorso, con l’obiettivo più o meno dichiarato, o il sogno neanche troppo proibito, di vincere lo scudetto. Veniamo da un campionato esaltante, con il derby scudetto fra Inter e Milan risolto all’ultima giornata. Emozioni a non finire, lo stesso francamente non si può dire per lo spettacolo: scarso, come le squadre che si sono giocate il titolo e le posizioni a seguire, una gara quasi ad eliminazione da cui è uscita vincitrice la “meno peggio”. È soprattutto questo che potrebbe cambiare.

Sarà una stagione strana, segnata, anzi proprio devastata da Qatar 2022, il primo (e si spera unico) Mondiale della storia in inverno, che spezzerà in due i tornei nazionali con una pausa di oltre un mese, spremerà i giocatori, stravolgerà i calendari: si giocheranno ben 15 giornate nei primi tre mesi, a novembre praticamente si potrà aver già perso lo scudetto, e poi a gennaio si riprenderà chissà in quali condizioni. La Coppa del Mondo è la vera incognita del campionato, destinata sicuramente a indirizzarne le sorti. Poi però ci sono anche i valori in campo. E la cifra distintiva di questo campionato è l’innegabile, e per certi versi anche sorprendente, aumento del livello medio di competitività. Attenzione, non siamo di fronte a nessun rinascimento, parola già fin troppo abusata dalla FederCalcio per le sorti della nazionale azzurra (e si vede che fine abbiamo fatto). Il calcio italiano è sempre malato, quasi agonizzante, i debiti alle stelle, i modelli manageriali quasi tutti sbagliati, la distanza dall’élite europea ormai siderale. Eppure chi spendendo e spandendo, chi tirando la cinghia e cogliendo occasioni impensabili, le big appaiono tutte più forti dello scorso anno.

Prendiamo l’Inter, che è forse l’esempio più calzante. I nerazzurri stanno vivendo un’altra estate difficile dopo quella devastante del 2021, tra sirene di mercato continue (e non ancora zittite) sui pezzi pregiati e l’impossibilità a chiudere affari programmati da tempo (vedi la beffa su Bremer e la rinuncia a Dybala). Eppure, muovendosi come un’equilibrista tra prestiti e parametri zero, Marotta ha riconsegnato a Inzaghi praticamente la stessa squadra dello scorso anno, con in più il figliol prodigo Lukaku, uno di quei bomber in grado di spaccare da solo il campionato. Certo, il mercato è ancora lungo e i tifosi interisti dovranno fare gli scongiuri fino all’ultimo (la partenza di Skriniar o Dumfries cambierebbe tanto), ma salvo tracolli sarà impossibile non considerare i nerazzurri fra i favoriti. La favorita in assoluto, invece, sulla carta sarà la Juventus. Anche se dal precampionato arrivano segnali inquietanti e la squadra pare ancora un cantiere aperto, la società con investimenti massicci e la liquidità della cessione di De Ligt ha fatto tutto ciò che poteva per rimettere i bianconeri in prima fila: Bremer, miglior difensore della scorsa Serie A soffiato a suon di milioni ai rivali nerazzurri, Pogba, Di Maria, Kostic, lo stesso Vlahovic pagato oltre 75 milioni di euro solo lo scorso gennaio, e qualcos’altro potrebbe ancora arrivare fino a settembre. La formazione che inizia questo campionato non è più quella che nelle ultime stagioni ha conquistato a fatica il quarto posto ma, almeno in teoria, è di nuovo la più forte di tutte. Quest’anno Allegri non avrà più alibi e dovrà solo vincere.

Sarebbe un errore, come dimostrano i precedenti, dimenticarsi del Milan, non a caso campione d’Italia: forse ancora una volta ci sono rose più attrezzate e appariscenti, ma la squadra di Pioli, già una volta sottovalutata da tutti, è comunque migliorata. Ha aggiunto praticamente un giocatore per reparto e se è vero che confermarsi sarà forse persino più difficile per chi ha vinto da outsider, è altrettanto certo che nessuno in questo precampionato è sembrato in forma, solido e convinto come i rossoneri, che non hanno nessuna intenzione di abdicare, e puntano ad aprire un ciclo senza rinnegare se stessi. Le tre big per antonomasia partiranno per vincere lo scudetto. Ma c’è anche un’ulteriore variabile, la Roma di Mourinho: se il Napoli sembra un po’ ridimensionato da un mercato da fine ciclo, nella Capitale la proprietà dei Friedkin ha regalato alla piazza una campagna acquisti da sogno. Non solo il colpo Dybala, ma anche Wijnaldum, Matic, il terzino Celik. Se resterà anche Zaniolo, nessuno in Serie A si sarà rinforzato quanto i giallorossi. Dopo la vittoria della “coppetta” Conference League, il ritorno in Champions sarà l’obiettivo minimo per Mourinho, quello massimo non esiste. Poi, a seguire, vedremo la nuova Atalanta di Gasperini, la prima vera Lazio di Sarri, la Fiorentina di Italiano, la curiosità per le neopromosse, la lotta per la retrocessione (questa sì mai così livellata verso il basso). Ma se tutte le pretendenti allo scudetto si riveleranno all’altezza delle loro ambizioni, avremo un campionato ancora emozionante, magari più spettacolare, e anche con qualche stella in più, attempate o in cerca di rilancio, ma pur sempre campioni. Tutto sommato non male, per questa povera Serie A.

Twitter: @lVendemiale

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