Rallenta l’industria italiana in giugno mese in cui, secondo quanto comunica l’Istat, la produzione è scesa del 2,1% rispetto a maggio, seconda flessione congiunturale consecutivi. Nel confronto con lo stesso mese del 2021 la flessione è invece dell’1,2%. Rispetto a maggio il segno meno interessa tutti i comparti ad eccezione dell’energia (+ 1,9%). Su base annua, viceversa, diversi settori mostrano un progresso. In particolare la produzione di computer e apparecchi elettronici che sale del 9,3%, così come i prodotti petroliferi raffinati (benzina, gasolio, etc). Segno più anche per il tessile e abbigliamento che sale del 5,5%. Sempre su base annua le flessioni più ampie si registrano invece nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-9,8%), nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-6,9%) e nella fabbricazione di apparecchiature elettriche (-6,1%). Segnali di debolezza dall’industri italiani erano arrivati lo scorso primo agosto anche dall’indice Pmi di Standard & Poor’s che misura il livello di fiducia nel manifatturiero sceso dai 50,9 punti di giugno ai 48,5 di luglio, uno dei valori più bassi mai registrati. I 50 punti segnano indicativamente la soglia tra una fase espansiva ed una di contrazione.

“La riduzione congiunturale dell’indice della produzione industriale a giugno segue la contrazione registrata a maggio. Due indizi non fanno una prova ma, considerando anche le recenti variazioni negative degli indici di fiducia e delle vendite al dettaglio, confermano che una brusca frenata dell’economia italiana sul finire dell’estate è una possibilità per nulla remota”. Così l’ufficio Studi di Confcommercio sui dati Istat sulla produzione industriale. “Alla luce di queste dinamiche – rileva Confcommercio – si rende ancora più pressante la necessità di proseguire con gli interventi di sostegno contro l’inflazione e a favore del potere d’acquisto delle famiglie e dell’equilibrio economico-finanziario delle imprese più colpite”. Ieri sera il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ricordato che “La crescita annuale acquisita finora è pari al 3,4%, più di quanto stimato per tutto il 2022. E’ un dato molto positivo anche confrontato con tutti gli altri paesi. “Cresceremo più di Francia e Germania”, ha aggiunto Draghi parlando comunque di nuvole all’orizzonte con previsioni “preoccupanti per il futuro” preparandoci ad affrontare il terzo e quarto trimestre.

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