Mentre a Roma oggi i partiti, dopo essere stati quasi tutti pappa e ciccia, si sbranano, si vomitano addosso, cercano più o meno improbabili alleanze pur di mantenere il potere e continuare a fare favori alle solite lobby, sempre da Roma l’Ispra lancia un nuovo, ennesimo monito sul consumo di suolo, nel suo rapporto relativo all’anno 2021.

“Con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i due metri quadrati al secondo, il consumo di suolo torna a crescere e nel 2021 sfiora i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 chilometri quadrati di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici, che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.”

Ovviamente il consumo non ha colore politico, che peraltro oggi è il grigio. Così le regioni che consumano di più sono Lombardia (con 883 ettari in più), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499). E il consumo è determinato soprattutto dallo sprawl urbano. Si noti in proposito che nel 2021 in Italia la popolazione è scesa di 253 mila unità. E che le abitazioni vuote si calcola varino dai 2 ai 2,7 milioni.

Ma in realtà all’economia del mattone e ai politici che la sostengono importano assai poco questi dati perché oggi costruire alloggi è affare della finanza, puramente speculativo. Ma il consumo di suolo non è solo abitativo, è anche terziario: ad esempio, ricorda Ispra, con i poli della logistica. E anche qui, viene da domandarsi: quante aree industriali o similari esistono che potrebbero essere utilizzate se soltanto la mano pubblica facesse quello che deve fare nel caso, cioè orientare il mercato?

Solo in Veneto ci sono 11 mila capannoni industriali abbandonati. Che tra l’altro potrebbero ospitare sui tetti pannelli solari. E a proposito dei pannelli sempre il rapporto ammonisce che “gli scenari futuri prevedono un importante aumento nei prossimi anni stimato in oltre 50 mila ettari, circa otto volte il consumo di suolo annuale.” E, sempre in previsione, mi permetto di ricordare quanto suolo verrà consumato con le nuove inutili linee AV nel sud e non solo (Brescia – Verona, ad esempio) che sono il fiore all’occhiello dell’Ance.

Ma di tutto quanto dice e ammonisce il rapporto Ispra i politici ovviamente se ne fanno un baffo, anche se lo sa anche un bambino che la transizione ecologica passa anzitutto dalla preservazione del suolo. E invece il consumo di suolo non compare proprio nell’agone elettorale: guai, si perderebbero voti e, come dice De Angelis ne Le mani sulla città, ai partiti quello che importa è non perdere. Un consiglio per i partiti ce l’avrei, a questo punto: in un’ottica di spending review, eliminare l’Ispra: sono solo dei costosi menagramo.

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