Il governo Draghi è arrivato al capolinea. L’unità nazionale si è sgretolata in Parlamento, grazie al centrodestra che approfitta dell’incertezza del Movimento 5 Stelle per staccare la spina all’esecutivo e puntare a vincere le elezioni. Si andrà alle urne il 25 settembre; intanto, per le lavoratrici e i lavoratori non si prospetta un autunno semplice. Il reddito di cittadinanza è costantemente attaccato dalla maggioranza delle forze politiche; lo stesso Mario Draghi ha dichiarato che è uno strumento non adeguato e per questo andrebbe quanto meno riformato in senso restrittivo, nonostante gli ultimi rapporti di Inps e Istat mostrino come questa misura sia fondamentale per sostenere le persone in difficoltà.

Nessuna risposta ancora sul fronte del salario minimo: le richieste di adeguamento salariale per far fronte all’inflazione galoppante restano sostanzialmente inevase. Sullo sfondo, vi è una proposta di legge bloccata, in attesa dell’approvazione della direttiva europea. I contratti collettivi nazionali sono fermi oppure vengono rinnovati in modo insufficiente a contrastare l’aumento dell’inflazione e del carovita, aumento che colpisce in primo luogo beni di prima necessità e servizi energetici, e che risente della guerra in corso. Non appare quindi così assurdo che una coalizione di centrodestra a trazione sovranista (con Fratelli d’Italia potenziale primo partito) si candidi come soluzione gradita a Confindustria e alle alte sfere della burocrazia continentale per la gestione dei fondi rimanenti del Pnrr e per il contenimento di una probabile crescita di conflittualità sociale.

Il peggioramento della situazione sociale in questi mesi è stato costante. Per quanto concerne le condizioni di lavoro, mentre una riforma dei contratti tarda ad arrivare, l’Inps registra la tendenza di aziende e imprenditori a privilegiare forme contrattuali precarie e di breve durata.

Nel dl Aiuti è stata approvata una modifica del Codice Civile, l’articolo 1677-bis, che esenta le attività di logistica dall’applicazione delle norme sugli appalti. Questo libererebbe i committenti da ogni responsabilità salariale e/o contributiva nei confronti dei dipendenti ingaggiati dalle imprese subappaltanti: mentre prima, se il subappalto saltava, i lavoratori dipendenti potevano reclamare in solido presso gli appaltatori il reddito e i contributi per via legale, ora questo non sarà più possibile. Per questo “regalo” alle multinazionali del settore (giganti come Dhl, Geodis, Amazon, Sda…), il presidente di Assologistica, Umberto Ruggerone, ha pubblicamente ringraziato il sen. Nazario Pagano, Forza Italia, il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia.

Sul piano repressivo, nell’ambito di un’inchiesta che ricostruisce tutte le lotte della logistica dal 2013 ad oggi, una maxi operazione di polizia ha coinvolto, per ordine della procura di Piacenza, sei sindacalisti di Si Cobas e Usb, accusati di violenza privata, violenza aggravata, sospensione di servizio e associazione a delinquere. Chi ha organizzato le lotte nella logistica nel polo strategico di Piacenza è accusato di finalità estorsive: il sindacato sarebbe reo di avere come scopo degli scioperi “il miglioramento della condizioni contrattuali dei lavoratori”.

Si legge nell’ordinanza: “… allo scopo di acquisire ed implementare i consensi tra i lavoratori: alimentavano il conflitto all’interno dei magazzini, provocando scontri con la parte datoriale, con la cooperativa che appaltava la manodopera ovvero con appartenenti alla sigla sindacale avversa, così alimentando il proprio potere e, usciti vittoriosi dal conflitto, ottenendo l’affiliazione all’associazione di più lavoratori, assicurandosi i proventi di tessere e conciliazioni” – parole a nostro avviso anacronistiche che criminalizzano la normale prassi sindacale, che prevede di informare e coinvolgere i lavoratori, di organizzarli e di confliggere con il datore di lavoro per ottenere condizioni migliori, e sì, anche di tesserare (art. 26 dello Statuto dei Lavoratori).

Dopo un giorno di sciopero convocato dalle due organizzazioni sindacali, tra il 19 e il 20 luglio, e una serie di presidi solidali indetti davanti alle Prefetture su tutto il territorio nazionale, sabato 23 luglio a Piacenza si è tenuta la manifestazione nazionale, in pronta risposta alla campagna repressiva contro i lavoratori della logistica e il diritto di sciopero, che ha registrato la partecipazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori da tutta Italia.

Mala tempora currunt. La sinistra e il movimento sindacale italiano non godono di buona salute da anni, ma lo scenario politico alle porte imporrebbe un cambio di passo e uno sforzo di convergenza, a sinistra, che provi a porre al centro dell’agenda politica i temi sociali e a mettere un freno all’onda reazionaria che sembra ormai inevitabile.

Articolo Precedente

Infortuni sul lavoro, casi mortali aumentati del 10% nel 2021 se si escludono i “per Covid”. Orlando: “Numeri inaccettabili, riflettere”

next
Articolo Successivo

I Vigili del fuoco in stato di agitazione: “C’è l’esigenza di incrementare i lavoratori in organico. Mancano almeno 5mila persone”

next