In vista dell’incontro annuale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop 27), in programma in Egitto a novembre, 36 organizzazioni non governative* hanno chiesto al governo del Cairo di allentare la morsa sugli spazi di libertà e di rispettare i diritti alla libertà d’espressione, di riunione e di protesta pacifica.

Il 24 maggio, in un’intervista all’Associated Press, il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry aveva dichiarato che il governo stava attrezzando a Sharm el-Sheikh, sede della Cop 27, una “struttura adiacente alla sede della conferenza” dove gli attivisti avrebbero potuto svolgere le loro proteste. Il governo avrebbe permesso, “come da tradizione, l’accesso [nella sede della conferenza] in una delle giornate dei negoziati”.

Una dichiarazione apparentemente di apertura ma che le 36 Ong giudicano con preoccupazione. Dato l’attuale clima di repressione delle proteste, equivalente a una vera e propria criminalizzazione (attraverso divieti di viaggio, minacce, interrogatori, arresti e indagini per accuse infondate), c’è il grande rischio che le autorità non tollereranno proteste al di fuori della struttura attrezzata dal governo. Per questo hanno chiesto che il governo autorizzi proteste pacifiche e riunioni durante tutto lo svolgimento della Cop 27, in ogni parte dell’Egitto, compresa la capitale Cairo.

La legislazione vigente non pare andare in questa direzione: la legge 107 del 2013 sui raduni pubblici, le processioni e le proteste pacifiche garantisce alle forze di sicurezza pieni poteri di vietare le proteste e di ricorrere alla forza per scioglierle. Questa legge si è aggiunta alla 10 del 1914, tuttora in vigore sebbene risalga a oltre un secolo fa, che ha dato luogo a processi di massa contro manifestanti pacifici. Entrambe le norme, secondo le 36 Ong, dovrebbero essere abrogate.

Un’azione vigorosa e rispettosa dei diritti in favore del clima richiede la piena partecipazione di tutti gli attori interessati, compresi gli attivisti della società civile e i gruppi più colpiti dal cambiamento climatico. Un appello è rivolto anche agli stati membri delle Nazioni Unite e soprattutto a quelli che prenderanno parte alla Cop 27, affinché sollecitino le autorità egiziane a garantire la libertà di protesta pacifica e una significativa partecipazione della società civile locale e internazionale alla conferenza.

*Alliance for Rural Democracy, Amnesty International, Arab Resource & Organizing Center (AROC), Association for Freedom of Thought and Expression (AFTE), Cairo Institute for Human Rights (CIHRS), CIVICUS, Committee for Justice (CFJ), Democracy for the Arab World Now (DAWN), Egyptian Commission for Rights and Freedoms (ECRF), Egyptian Front for Human Rights (EFHR), Egyptian Human Rights Forum (EHRF), Egypt Wide for Human Rights, Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR), El Nadeem against violence and torture, EuroMed Rights, Freedom House, Friends of the Earth Scotland, Global Witness, Grassroots Global Justice Alliance, Green Advocates International, Human Rights Watch (HRW), HuMENA for Human Rights and Civic Engagement, International Federation for Human Rights (FIDH) within the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders, International Service for Human Rights (ISHR), Mano River Union Civil Society Natural Resources Rights and Governance Platform, MENA Rights Group, Natural Resources Women Platform, People in Need, PEN International, Project on Middle East Democracy (POMED), Scotland’s International Development Alliance, Sinai Foundation for Human Rights, The Freedom Initiative, The Indigenous Environmental Network (IEN), WoGEM Uganda, World Organisation Against Torture (OMCT) within the framework of the Observatory for the Protection of Human Rights Defenders.

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