Il tetto al prezzo del gas, adottato dalla Spagna e dal Portogallo dopo l’approvazione dell’Unione Europea, è in vigore ormai da tre settimane. Finora però, non ha raggiunto totalmente gli obiettivi che aveva annunciato il governo. José Luis Sancha Gonzalo, professore dell’Università di Comillas di Madrid ed esperto del sistema energetico spagnolo, spiega a ilfattoquotidiano.it: “Il meccanismo ha aspetti positivi, perché ha contribuito a ridurre i prezzi, anche se meno rispetto alle previsioni dell’esecutivo. Tuttavia ci sono elementi che si possono migliorare”. Luci e ombre, quindi. L’esperto stima che in queste settimane si è vista una riduzione del 10% della materia energia nella bolletta dei consumatori, una cifra inferiore rispetto al 15%-20% prevista dal governo. Tra le cause, identifica l’ondata di calore inedita di giugno, il minore rendimento delle energie rinnovabili, l’aumento della domanda e delle esportazioni verso la Francia.

Il tetto al prezzo e la compensazione
Il meccanismo, che ha come obiettivo ridurre i prezzi dell’elettricità nel mercato iberico e il costo delle bollette per famiglie e imprese, fissa il prezzo del gas a 40 euro al megawattora per i primi sei mesi. Successivamente, aumenterà di cinque euro ogni mese fino ad arrivare ai 70 (con una media di 48,8 euro). Le centrali a gas, costrette a vendere sottocosto, ricevono una compensazione – che varia in base al prezzo del combustibile e del volume della domanda – che ricade sui consumatori con un contratto a prezzo variabile. Secondo le stime presentate dal governo alla Commissione Europea, la compensazione media prevista per il primo mese di funzionamento del meccanismo sarebbe stata di 73 euro. Tuttavia questa cifra è stata spesso superata (oltre i 100 euro), compromettendo l’efficacia della misura.

Ondata di calore e caduta del rendimento delle rinnovabili
Il tetto al prezzo del gas è entrato in vigore in Spagna lo scorso 15 giugno, durante il picco della peggiore ondata di calore di giugno che ha colpito il paese negli ultimi 20 anni. In quei giorni, le elevate temperature e l’assenza di vento hanno compromesso il rendimento delle rinnovabili, ovvero l’energia più economica. “L’idraulica in Spagna non è nel suo momento migliore perché siamo in piena estate. Nemmeno l’eolica, perché l’anticiclone porta venti deboli. L’unica che sta compensando è l’energia fotovoltaica che però è insufficiente per soddisfare la domanda in crescita che rimarrà alta a luglio e che forse scenderà ad agosto quando l’attività industriale rallenta”, afferma Sancha. Tuttavia, le alte temperature (superiori ai 25 gradi) compromettono il rendimento dei pannelli solari, così come la scarsa qualità dell’aria. In Spagna è frequente la presenza di calima, ovvero di particelle di sabbia provenienti dalla zona sahariana, che peggiora le condizioni dell’aria compromettendo la produzione di energia. L’assenza di vento, le alte temperature, il calore soffocante e il conseguente aumento dell’utilizzo dell’aria condizionata hanno fatto schizzare il consumo di elettricità, coperto dalle centrali a gas alle quali bisogna pagare la compensazione. Nei giorni in cui le rinnovabili non hanno funzionato bene, quindi, il meccanismo ha perso parte della sua efficacia.

Le esportazioni alla Francia
Un altro dei problemi del tetto al prezzo del gas è rappresentato dalle esportazioni ad altri paesi, in particolare alla Francia. Le importazioni ed esportazioni di elettricità tra la Spagna e il paese vicino sono sempre rimaste costanti in diverse fasce orarie ogni giorno (la capacità totale di interconnessione è di 2,8 GW). Da tempo la Francia aveva aumentato le importazioni dallo stato iberico perché parte delle sue centrali nucleari è ferma per manutenzione. Tuttavia, secondo i dati dell’Omie, Operador del Mercado Ibérico de Energía, che rappresenta il sistema attuale per la gestione del mercato dell’elettricità nella penisola iberica, dallo scorso 15 giugno, ovvero dal giorno in cui è entrato in vigore il tetto al prezzo del gas, i flussi di elettricità sono unidirezionali: vanno solo verso la Francia (tranne qualche ora il 19 giugno) e la media oscilla tra i 1.000 e i 2.000 megawattora.

La crescita delle esportazioni crea due problemi: l’aumento del prezzo interno e della compensazione. Il governo spagnolo aveva previsto questa possibilità e aveva richiesto alla Commissione Europea di adottare un sistema di doppio prezzo: uno per la penisola e l’altro per le esportazioni alla Francia, per evitare che potesse approfittare del prezzo calmierato. Tuttavia, Bruxelles ha bocciato questa possibilità temendo una distorsione del mercato unico europeo. La compensazione dell’elettricità venduta al paese vicino ricade quindi sul consumatore spagnolo. Per correggere in parte questo squilibrio, l’esecutivo ha stabilito che una parte del reddito di congestione – una sorta di pedaggio ottenuto dal Gestore del Sistema di Trasmissione spagnolo per gli scambi transfrontalieri di energia elettrica tra Francia e Spagna– è destinato alla compensazione, per non gravare ulteriormente su famiglie e imprese. Per Sancha si tratta di un’ombra del meccanismo perché sostiene che manchino trasparenza e informazione sui costi reali del reddito di congestione.

L’esperto si chiede inoltre come le imprese energetiche stiano applicando il tetto al prezzo nelle loro offerte: “L’unica entità in Spagna che può controllare che effettivamente si stia applicando questa riduzione del costo è la Comisión Nacional para los Mercados y la Competencia (CNMC). Finora ora però non si è esposta”, afferma. Il Ministero della Transizione Ecologica, guidato da Teresa Ribera, ha sottolineato in diverse occasioni che l’organismo sta vigilando sul corretto funzionamento della misura.

Per gli esperti, i reali effetti del tetto al prezzo del gas –che rimarrà in vigore per un anno, fino al 31 maggio 2023 – si vedranno nei prossimi mesi. Stando ai dati di EPdata, che ha analizzato fin dal primo giorno gli effetti della misura, l’efficienza del tetto è variabile. Se si prende come riferimento la prima settimana, con le condizioni climatiche più avverse, il risparmio è stato pressoché insignificante (alcuni giorni è stato inferiore al 4%). Tuttavia, già da fine giugno la tendenza è cambiata. Il giorno in cui il meccanismo ha funzionato meglio è stato giovedì 7 luglio: il prezzo dell’elettricità grazie alla misura è stato di 124,2 euro al megawattora, che con la compensazione è salito a 196,86 euro. Senza il tetto al prezzo, sarebbe schizzato a 302,62 euro al megawattora. Quel giorno l’elettricità è costata quasi un 35% in meno.

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