“Si chiede di sapere quando sarà messo in sicurezza il patrimonio documentale dei depositi dell’Archivio di Stato di Caserta individuando locali a piano terra, in città o altrove, in grado di accogliere subito quei documenti in condizioni non pregiudizievoli per la loro conservazione e per il tempo necessario al completamento dei lavori, nonché ad assicurarne la fruizione al pubblico, svincolandosi dal rapporto extracontrattuale con la proprietà degli spazi di viale dei Bersaglieri …”. L’interrogazione presentata al ministro della Cultura Franceschini da Margherita Corrado, senatrice di Alternativa, ripropone una storia che sembra infinita. Il prezioso patrimonio documentario dell’Archivio di Caserta, infatti, continua essere suddiviso in tante sedi diverse, alcune delle quali a rischio, pur comprendendo fondi di grande importanza (addirittura gli Atti notarili della provincia in un arco cronologico che va dal 1400 al 1893). Insomma, uno sciagurato esempio di tutela e valorizzazione al contrario.

“L’Archivio di Stato di Caserta trasferisce i propri uffici e parte del materiale documentario dall’appartamento al primo piano di via dei Bersaglieri alla Reggia di Caserta. Le operazioni di trasferimento avranno inizio lunedì 27 marzo 2017: da questa data non sarà possibile garantire le operazioni di prelievo né accedere alla sala di studio di viale dei Bersaglieri”. L’avviso all’utenza sembrava alludere a una rinuncia per l’immediato, promettendo però una fruizione migliore entro breve tempo. Ma non è andata proprio così. Più di cinque anni dopo, precarietà e provvisiorietà sono ancora la regola all’archivio casertano. Eppure, già nel lontanissimo 1995, la Direzione generale Archivi del ministero della Cultura aveva individuato la sede definitiva negli spazi della cosiddetta ex casermaPollio”, nell’emiciclo vanvitelliano antistante la Reggia. E i lavori per il trasferimento sono stati pure appaltati e finanziati per dieci anni di fila, dall’agosto 1996 all’ottobre 2006, per una spesa totale di 11,8 milioni di euro a cui ne vanno aggiunti altri 7 dai fondi dell’Agenzia del Demanio e 5 milioni dall’allora Mibact. Il problema è che non si sono mai conclusi.

È vero, dal 15 maggio 2017 gli uffici e la sala studio sono in funzione nela struttura dell’ex rettorato dell’Università Vanvitelli, all’interno della Reggia borbonica. Ma il materiale documentario continua a rimanere nei depositi di via dei Bersaglieri, dove sono stati sistemati “provvisoriamente” a partire dal 1972, nonostante i Vigili del Fuoco li abbiano dichiarati non a norma dal 2014. E la situazione – come hanno evidenziato più relazioni ispettive del ministero – è ormai preoccupante, in particolare per quel che riguarda il materiale nel piano interrato. Dove alcuni spazi sono completamente interdetti, su diposizione dei Vigili del Fuoco, a causa dell’altissimo livello umidità: che evidentemente mette a rischio la conservazione dei documenti, ma pregiudica anche la salute del personale. Macchie, fioriture di sali sui muri, infiltrazioni d’acqua, semi-allagamenti causati da rotture dei tubi condominiali che corrono sulle pareti e nel soffitto: insomma, un disastro. E per di più a pagamento: per usufruire di questi spazi, dopo lo spostamento degli uffici, lo Stato versa dal 2018 al privato proprietario 95.888,64 euro annui.

Ad ottobre 2018, dopo un allagamento del seminterrato, il ministero decide di spostare il materiale nel tentativo di metterlo in salvo, dividendolo in parti. Quello bibliografico, accatastato a terra dall’aprile 2017, finisce all’Archivio di Stato di Benevento. Quello più propriamente archivistico va in uno spazio presso la ditta Italarchivi Srl a Pastorano, comune a 18 chilometri da Caserta. La tariffa è di 12mila euro l’anno. Il problema però è che lo spostamento è ancora parziale: si è iniziato rimuovendo il materiale in prossimità dell’ingresso, prevedendo di passare in seguito a quello più lontano, che è anche il più prezioso, rigurdando tutto il fondo notarile. Ma non ci si è mai arrivati: a circa una settimana dalla fine del trasloco l’amministratore del condominio in via dei Bersaglieri ha di fatto vietato al camion che eseguiva il trasloco di poter sostare nel cortile per rendere possibile il carico. Sembra assurdo? Tutto vero, purtroppo.

È da 27 anni, dunque, che si parla dell’Archivio di Stato di Caserta. Della sua restituzione “finalmente e definitivamente alla città”, come prevedeva l’ufficio stampa del ministero in un comunicato dell’ottobre 2018. Sperare in un esito positivo della questione è possibile, dubitarne, lecito.

Articolo Precedente

Usb chiede le dimissioni del ministro Messa: “Gravi denunce sulle raccomandazioni. Basta col sistema baronale che danneggia la ricerca”

next