Ci sono dei luoghi dove riscopri l’anima dei territori e sono apparentemente invisibili all’occhio nudo dei residenti, quanto invece straordinari all’occhio acuto dei viaggiatori che instancabilmente colgono il sublime che si cela in angoli remoti. E’ il caso del lido Mariposa a Trani, collocato come una pennellata di un artista surrealista nel centro dell’ex zona industriale dove una volta le segherie trasformavano i blocchi di marmo in freschi arredi delle case. Più che un lido per i turisti che lo frequentano è un “Erlebnis”, tradotto: una esperienza unica ed intensa. Quando entri guadagni subito una postazione con un grande fico che ti chiama offrendoti ombra preziosa e un profumo che sentivi solo da bambino, quello tipico degli alberi selvaggi che vanno avanti da soli e senza bisogno di altro, solo del rispetto.

Un prato verde naturale ti accoglie e si sostiene grazie all’acqua dolce di falda sotterranea che arriva dalle Murge e finisce in mare sprecata, mentre al Mariposa si recupera grazie alla sapiente azione dell’uomo. Una pedana in legno ti accompagna sulla spiaggia dove scopri un mare cristallino ed un bimbo che dice al padre: ”guarda papà ci sono i geyser di acqua ghiacciata!”. E’ la falda che sgorga e si riversa in mille rivoli nel mare rendendolo fresco e chiaro come fossi nel Salento. Ma sei a Trani e te lo ricorda la cattedrale che scorgi imponente sulla destra, bianca ed illuminata dal sole, e sulla sinistra noti i grandi silos del porto di Barletta che ti ricordano quanto sia florido il territorio. Alle spalle giganti gru a ponte colorate e capannoni dismessi testimoniano un passato che ancora custodisce la ricchezza prodotta in decenni di attività industriale. Il pioniere di questa attività di rigenerazione finora creata con soli fondi privati è un imprenditore, Salvatore Sonatore, che da operaio del marmo è diventato un imprenditore che eccelle in molti campi.

Mi dice: “L’investimento è imponente e abbiamo ottenuto solo qualche credito d’imposta, ma ne è valsa la pena. Più in là, dove prima c’era la San Marco Sud, ho recuperato la spiaggetta e oggi c’è una spiaggia a servizio e una pizzeria molto popolare. Mi immagino che tutta questa zona sarà un giorno una grande costa piena di attività turistiche, come in Spagna piena di ex falegnamerie trasformate in contenitori culturali e locali esclusivi, ma mi dicono che sono un pazzo!”. Un pazzo certamente no, ma un visionario che ha coraggio sì. Ha messo in moto una decina di giovani soci esperti del settore che hanno locali famosi nella parte sud di Trani ed è partito con Mariposa, una vera oasi tra ferro e macchinari da archeologia industriale che ormai stanno alle spalle.

Resta solo la pietra bianca e la spiaggia di sabbia con la quale il mare si è riconquistato negli anni l’incantevole bellezza di baie nascoste tra le vecchie segherie. Quando vedo il Mariposa penso a Taranto e come forse per il suo futuro ci vorranno decine di pazzi e visionari come Salvatore, che ha ricevuto anche un premio al Senato lo scorso anno per il coraggio di osare in tempi così complicati. Ma quando vado al largo in quest’acqua che splende di bellezza, penso alle idee che in poco meno di un minuto mi ha elencato, alla concretezza del passaggio da ipotesi in realizzazione. Pensate che dal bar del Mariposa, quando il mare è calmo, si muovono ragazzi con le tavole da surf che portano bevande e cibi alle imbarcazioni al largo che fanno le ordinazioni e le ricevono, dispensando mance generose. Una genialata!

Insomma se si passa da Trani e ci si vuol perdere tra passato e futuro, bisogna andare al Mariposa e cercare, cercare ciò che nascosto tra le rovine si impone come uno sprazzo di bellezza che contamina. Il grande albero di fico è lì da sempre e ospita concerti di cicale che vi commuoveranno.

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