Il confronto indiretto Iran-Israele si sta espandendo rapidamente. Di recente, all’interno dell’Iran si sono svolte diverse operazioni che hanno avuto come obiettivi persone e siti. L’Iran ha accusato Israele di aver attaccato una delle sue basi nella parte occidentale dell’Iran. Mentre al di fuori dei territori iraniani, Israele ha preso di mira l’aeroporto di Damasco e il porto di Latakia, uno sviluppo percepito come una continuazione dell’attacco all’Iran e ai suoi alleati.

Per molti, la mancanza di una reazione iraniana nel colpire gli interessi israeliani è considerata in qualche modo intrigante. Tuttavia, questo silenzio iraniano può essere interpretato come il desiderio dell’Iran di concentrarsi sulla questione nucleare e di non essere coinvolto in conflitti che potrebbero distrarre la sua attenzione e trascinarlo in conflitti ancora più ampi. Questo potrebbe anche indicare il tentativo dell’Iran di adottare un nuovo approccio. Il regime iraniano non sta cercando di ottenere una vittoria diplomatica per quanto riguarda il ripristino dell’accordo nucleare. L’Iran sta dando priorità alla sua influenza nella regione, imponendo la sua visione e possedendo armi militari molto avanzate, come droni, missili balistici e persino una bomba nucleare.

Il conflitto iraniano con Israele si è sempre basato su una strategia a lungo termine che comprende il rafforzamento delle capacità militari di attori non statali come Hamas, Al Jihad, Hezbollah e molte milizie in Siria e in Iraq. Inoltre l’Iran cerca di influenzare, se non di plasmare, la questione palestinese da diverse prospettive, concentrandosi sui campi profughi palestinesi per garantire il reclutamento continuo di milizie palestinesi fedeli che servono a mantenere Israele sempre sotto minaccia e tensione.

Questa realtà può essere ben rilevata nel recente discorso del ministro della Difesa israeliano Benny Gantz durante un comizio a Kiryat Shmona, in occasione del 40esimo anniversario dell’invasione del Libano del 1982, in cui ha sottolineato la necessità per Israele di condurre un’operazione potente e accurata in Libano. Ha aggiunto che “imporrà un prezzo pesante agli Hezbollah iraniani e alle spedizioni libanesi. Di fronte a una minaccia per i cittadini di Israele, nessuna infrastruttura utilizzata per danneggiarci sarà immune”.

A questo si aggiungono i recenti sviluppi che hanno coinvolto la Turchia. Infatti i funzionari israeliani hanno considerato molto serie e reali per i propri cittadini le minacce iraniane contro gli israeliani in Turchia. Le informazioni di intelligence hanno confermato attacchi contro obiettivi israeliani nei Paesi in cui l’Iran può operare. Questo sviluppo ha creato un’opportunità per il ripristino della cooperazione turco-israeliana, con la Turchia che ha colto l’occasione per dimostrare di essere un alleato fidato di Israele, come la recente posizione sulla Nato.

Cresce anche il sentimento regionale anti-iraniano. La recente politica saudita attiva nei confronti della regione indica l’intenzione di riorganizzare la cosiddetta alleanza sunnita. Inoltre, durante la prossima visita del Presidente Biden in Arabia Saudita per incontrare i leader del CCG, della Giordania e dell’Egitto, la questione delle politiche iraniane nella regione sarà in cima all’agenda.

Infine, ma non certo per importanza, il livello di escalation di questo confronto aperto e indiretto tra Israele e Iran potrebbe assumere una nuova dimensione soprattutto se il mancato raggiungimento di un accordo con l’Iran dovesse portare quest’ultimo a cercare di produrre un’arma nucleare, come evidenziato nella narrazione israeliana.

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