Traffico di droga, controllo del tessuto imprenditoriale e infiltrazione nel settore della pubblica amministrazione. Gli affari della famiglia Santapaola-Ercolano di Catania e il clan Nardo di Lentini (Siracusa) sono stati al centro dell’inchiesta Agorà della Dda etnea basata su indagini dei carabinieri del Ros di Catania e del comando provinciale di Siracusa che ha portato all’arresto di 47 persone e alla notifica di un’ordinanza non restrittiva per altri nove indagati.

Le infiltrazioni – L’operazione fa il punto sull’attuale situazione delle famiglie di Cosa nostra tra Catania e Siracusa. Gli arresti sono stati eseguiti da oltre 400 militari a Catania, Ramacca, Vizzini, Caltagirone e San Michele di Ganzaria, e in tre paesi del Siracusano: Lentini, Carlentini e Francofonte. Secondo gli inquirenti i clan erano in grado di infiltrarsi nel settore della pubblica amministrazione, come nel Comune di Caltagirone dove emergono contatti tra alcuni dipendenti dell’amministrazione che favorivano imprese contigue a Cosa nostra “modellando i bandi” per aziende vicine a Gianfranco La Rocca, figlio dello storico capomafia “Ciccio“, deceduto nel dicembre 2020, e indicato come “l’indiscusso capo dell’omonimo clan”.

I capi d’imputazione – Gli arrestati sono gravemente indiziati, con 26 diversi capi d’imputazione contestati dalla Dda, di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni pluriaggravate, illecita concorrenza, turbata libertà degli incanti e trasferimento fraudolento di beni. Reati tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Nell’inchiesta sono indagati anche alcuni dipendenti del Comune di Caltagirone, nei confronti dei quali saranno notificati degli avvisi di garanzia. I carabinieri hanno sequestrato nove società attive nei settori dell’edilizia, della logistica e dei servizi cimiteriali per un valore stimato dagli investigatori in circa 10 milioni di euro. Scoperto anche un traffico di droga che, durante le indagini, ha portato al sequestro di 108 chili di marijuana, 2,6 kg di cocaina e 57 kg di hashish.

Il sodalizio mafioso – Alle indagini, avviate nel 2016 come prosecuzione del procedimento “Chaos“, hanno contribuito le dichiarazioni di 16 collaboratori di giustizia. Secondo la Dda di Catania è stata “documentata la riorganizzazione interprovinciale del sodalizio mafioso che è riuscito a mantenere l’operatività nei tradizionali settori delle estorsioni, del recupero crediti e della cessione di stupefacenti”. Per l’accusa, è stata anche “accertata la capacità dei clan di infiltrarsi nell’economia lecita, in particolare nel settore dei trasporti su gomma e in quello dell’edilizia, e di influenzare i processi decisionali degli enti locali, come nell’ipotesi dell’alterazione delle procedure per l’affidamento dei servizi cimiteriali nel comune di Vizzini e nelle ipotesi degli affidamenti per la manutenzione stradale curati dal Comune di Caltagirone”.

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