C’è un piano del centrodestra per riconquistare Verona, dopo il primo turno che ha portato Damiano Tommasi al 39,77 per cento (42.971 voti), lasciando il sindaco uscente Federico Sboarina al 32,71 per cento (35.337 voti). È un percorso piuttosto semplice: ricompattarsi, alla faccia delle sonore sventole che Fratelli d’Italia e Lega si sono scambiati con Flavio Tosi, l’ex primo cittadino che ha avuto l’appoggio di Forza Italia e di Italia Viva di Matteo Renzi. Tosi ha raccolto il 23,87 per cento dei consensi e ha ora una dote (teorica) di 25.791 voti da spendere sul tavolo della trattativa in vista del secondo turno.

Il percorso prevede tre fasi. La prima: fare un passo indietro rispetto alle ruggini (anche personali) che dividono Sboarina e Tosi. Anche se la scena è quella di Verona, la favola di Giulietta e Romeo va bene per i turisti che vengono a farsi fotografare giurandosi amore eterno, non per i politici di professione che preferiscono i matrimoni d’interesse. Sboarina senza Tosi sa di non poter essere rieletto, Tosi senza Sboarina sa di essere condannato all’oblio, come amministratore. Il secondo passo è quello di riconoscere il primo turno delle votazioni come una specie di primarie del centrodestra. Tosi aveva cercato di affermarlo in campagna elettorale, ma da Sboarina non erano venute risposte, mentre adesso è lo stesso sindaco uscente che parla di un elettorato da ricomporre dopo il primo turno. “L’obiettivo è quello di battere la sinistra”, ha detto. Il tormentone dei prossimi quindici giorni sarà questo: affermare che lo scontro è tra centrodestra e “sinistra” (non centrosinistra), tra chi ha esperienza di amministrazione e chi ha soltanto l’esperienza dell’associazione nazionale calciatori. Il terzo passo è quello di raggiungere un accordo entro una settimana, in vista del 26 giugno. Per ora Sboarina non ha dato una risposta: nella sua prima dichiarazione dopo il primo turno ha preferito chiamare “a raccolta tutto l’elettorato di centrodestra, la Verona che produce ricchezza e lavoro: è una sfida che riguarda tutti. Tommasi è una brava persona ma è pericoloso perché è il prestanome dell’armamentario ideologico della sinistra”, accusando il candidato del centrosinistra di voler far diventare Verona una “capitale transgender” (non chiarisce peraltro cosa intende).

A ilfattoquotidiano.it Flavio Tosi rivela la sua posizione, maturata con il pallottoliere alla mano e tenendo conto della legge elettorale. Lunedì 13 giugno era stato un po’ generico, rimandando a successive decisioni della coalizione le scelte per il secondo turno. Adesso, invece, indica la strada. “Assieme a Forza Italia, sono disponibile a un apparentamento, ma che dovrà essere ufficiale con Sboarina”. Una comunicazione che non lascia equivoci. E come la mette con le critiche feroci che vi siete scambiati finora? “In campagna elettorale ci sta…. ma dopo il primo turno si può prendere atto che c’è una convergenza sui programmi e che il primo turno è stato una specie di consultazione primaria del centrodestra. Le norme consentono di entrare legalmente in maggioranza e partecipare alla suddivisione dei seggi”.

Ecco cosa dice la legge elettorale: “I candidati ammessi al ballottaggio hanno facoltà, entro sette giorni dalla prima votazione, di dichiarare il collegamento con ulteriori liste rispetto a quelle con cui é stato effettuato il collegamento nel primo turno”. Tosi ha già fatto i conti: “Se non ci fosse un accordo per il secondo turno, noi avremmo già 4 o 5 seggi nel consiglio comunale composto da 36 persone. La coalizione che vince prenderebbe 22 consiglieri. In caso di apparentamento Sboarina e le liste che lo hanno appoggiato al primo turno avrebbero 13 seggi, a noi ne andrebbero 9”.

Tosi, quindi, non solo entrerebbe a pieno titolo in maggioranza, ma guadagnerebbe 4-5 consiglieri, che però Sboarina perderebbe. Per questo è pronto a mettere da parte ogni rancore e a fare i patti con quel sindaco che fino a qualche giorno fa ha definito un incapace, un immobilista e responsabile di aver fatto arretrare la città di Verona perfino rispetto ai tempi in cui a governarla (dal 2007 al 2017) era lui. Il giudizio dato lunedì sera su Sboarina era stato tranciante: “Dieci anni fa, quando mi sono ripresentato da sindaco uscente, ho vinto al primo turno con il 57 per cento dei voti. Il dato evidente di oggi è che l’amministrazione in carica ha raccolto appena un terzo dei consensi di quel 55 per cento di elettori che è andato a votare: insomma, due terzi dei veronesi sono contro l’amministrazione di Sboarina”.

I due dovranno comunque trovarsi e parlarsi. Anche su questo Tosi sembra avere le idee chiare: “Noi abbiamo un programma ben fatto e dovremo trovare una convergenza almeno su due punti. Il primo è quello della sicurezza, perché la città è tornata indietro di anni. Il secondo è quello dello sviluppo urbanistico, perché Verona deve ripartire”. Queste sono le condizioni di Tosi, che in qualche modo sembra riproporsi come un alter “sindaco-sceriffo”. L’ipotesi di trovare un accordo con Tommasi? “Mi pare politicamente difficile” è la risposta secca di Tosi.

La strada per trovare un accordo è lastricata anche dalle denunce che dividono Sboarina e Tosi. Il primo ha querelato il secondo per diffamazione, a causa del like su un post che insinuava interessi privati nella ristrutturazione di una piazza antistante il palazzo dove il sindaco aveva acquistato una casa. Il processo è ancora in corso. Tosi ha poi lanciato dubbi sull’acquisto di quella casa, che ha portato anche alla presentazione di un esposto in Procura da parte dell’avvocato Michele Croce, ex presidente della municipalizzata Agsm, che in questo primo turno ha appoggiato con la sua lista proprio Tosi. Poi Tosi ha fatto la guerra a Sboarina per le parcelle (quasi centomila euro) che l’avvocato ha percepito (anche da sindaco) dalla società che gestisce la funivia del Monte Baldo. Attraverso un consigliere provinciale ha fatto ricorso al Tar, ottenendo alcune settimane fa il diritto a consultare le assegnazioni e le motivazioni di quegli incarichi professionali. Infine, nel 2019 Tosi ha denunciato una strana assegnazione gratuita a una società sportiva della gestione del Centro Sportivo De Stefani, che in precedenza fruttava al Comune un canone di 90 mila euro. “Le denunce? Quello è un piano a parte” risponde Tosi, l’ex sindaco che – Tommasi permettendo – punta a tornare nel giro dell’amministrazione di Verona.

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