Si annunciava come l’Imperdibile. Un boato di creatività. Dopo due anni di astinenza, causa pandemia, il Salone del Mobile riapre. Voglio esserci anche io e provo a registrarmi on line. Un bug mi “divora” da subito già alla registrazione della password, telefonata al centro assistenza, mi dicono di essere al corrente del problema. Mi guidano telefonicamente su una navigazione che sembra da dark internet e il problema dopo 20 minuti sembra risolversi. Pronta a pagare, altro bug. Qui mi ci vuole solo un master mind di hacker.

Non mi resta che telefonare e mi spiegano che sono al corrente anche di questo. Dopo vari tentativi assistiti, urrà, ci riesco: 35 € più 20 € per il catalogo. Beh, diciamo che il prezzo non è tanto giusto ma pago. Tempo speso per la registrazione: 40 minuti. Calorie da stress consumate: me le calcola la mia App. Per chi come me e il mio gentile accompagnatore ha la sventura di volerci andare in macchina è assolutamente incomprensibile capire se sia preferibile accedere da Est o da Ovest. Ho scelto Ovest a casaccio e un pannello luminoso consiglia il P1… che risulta introvabile. Ancora un giro di altri 10 km… Finalmente ritrovo un pannello “P” che mi porta al “fantomatico” P1… Espongo il problema di questo P1 “fantasma” ad alcuni responsabili. Risposta: “Siamo al corrente del disagio”. La situazione è così da prima dell’inizio del Salone (dunque immagino anche per le altre Fiere) ma chissene…

Varco, finalmente, la soglia del salone e chiedo una piantina per orientarmi nel labirinto di stand. Piantina inesistente. Immagino che una piantina sia allegata al catalogo già acquistato on line. Il punto di distribuzione del catalogo è a circa 1 km dal mio ingresso. Arrivato a destinazione, camminata inutile, capisco che i cataloghi sono in realtà 2. Compro il secondo: altri 35 €. A questo punto caccia al tesoro alla piantina…

C’è una piantina generale sul retrocopertina con i numeri dei padiglioni, ma non trovo da nessuna parte la spiegazione di cosa esponga ciascuno dei 24 padiglioni. Incredula, chiedo spiegazioni alle gentili stagiste che distribuiscono i cataloghi preacquistati e mi dicono… “E’ così, purtroppo, tutti si sono già lamentati… Chiedo a loro consigli e spiegazioni. Le adorabili ragazzine e colleghe che vendono cataloghi lungo l’asse principale non hanno idea di dove sia cosa e mi confessano, anche loro, di non capirci nulla. E siamo italiani, parliamo la stessa lingua. Figuriamoci l’odissea per uno straniero.

Finalmente, decidiamo di cominciare la nostra visita alla cieca. Da cieca (o fulminata) non trovo il reparto illuminazione ma mi trovo ad avanzare stretta tra muraglie cinesi… Di tanto in tanto mi si spalanca davanti un piccolo varco per accedere a uno stand. Mi sento un Mosè ma all’ingresso un’armata di signorine che lo sorvegliano a vista sono spietate: “Ha l’invito? Il suo architetto l’ha pre-registrata?”. Ma io sono un architetto, risponde il mio gentile accompagnatore. Arriva il boss dello stand. “Lei deve essere invitato da un architetto preaccreditato presso di noi”. Ma come, per visitare uno stand di cucine devo essere invitato da un terzo? Non stiamo parlando della visita esclusiva a uno yacht da 10 milioni, ma di una rapida occhiata a una cucina da poche migliaia di euro, anche a rate, che quasi tutti i comuni mortali potrebbero permettersi. E invece no! Posso solo sbirciare dagli oblò che si aprono di tanto in tanto nelle muraglie cinesi e vedere che, in fondo, non ci siamo persi niente perché queste cucine “blindate” in fondo non sono un granché.

Quello che invece abbiamo perso è certamente la pazienza… In città invece si respirava a ogni angolo aria di grande evento. Ormai siamo al livello di una biennale di Venezia… Atmosfera da happening, operatori del settore in fibrillazione, turisti internazionali, inviti esclusivi in ogni angolo della Milano da indigestione, una frenesia indescrivibile in città.. Invece il Salone: pietà… E pensare che hanno avuto due anni di tempo causa pandemia per prepararsi alla Grande Rentrèe.

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