Anche in Germania il governo cerca soluzioni per calmierare gli aumenti del costo della vita. Con il recente pacchetto di misure per contrastare l’inflazione è arrivata la riduzione per tre mesi delle accise sul carburante. Ma, esattamente come in Italia, lo sconto fiscale (Tankrabatt) che vale nel complesso 3 miliardi ha portato scarso sollievo agli automobilisti. Da fine maggio i prezzi al distributore sono cresciuti più di quello del greggio. Il ministro dei trasporti, il liberale Volker Wissing, all’unisono con l’opposizione Cdu/Csu chiede che il collega del dicastero di economia e clima Robert Habeck (Verdi) convochi i dirigenti delle industrie petrolifere e ponga i prezzi nel mercato oligopolistico sotto il controllo dell’Ispettorato federale dei cartelli, affinché le riduzioni vadano effettivamente a vantaggio dei consumatori. Intanto si è infuocato il dibattito sulla possibilità di varare un’imposta straordinaria sul surplus di guadagno (il cosiddetto “extraprofitto”) che le imprese del settore energetico stanno conseguendo per effetto dei rincari legati anche alla guerra in Ucraina, sull’esempio di quanto fatto da Italia e Regno Unito.

Le quattro grandi aziende petrolifere Shell, BP, Exxon e Total nel solo primo trimestre di quest’anno hanno registrato utili netti di 34 miliardi di dollari rispetto ai circa 15 di un anno fa, riporta la tedesca ARD. La Commissione europea ha dichiarato ammissibile il prelievo sugli extraprofitti per una durata limitata, se il gettito è reimpiegato per calmierare i rincari. Anche per Marcel Fratzcher, capo dell’Istituto tedesco di studi economici DIW, sentito dal Redationsnetzwerk Deutschland, sarebbe pienamente giustificato. E i Länder di Brema, Berlino e Turingia, co-governati dai Linke, hanno chiesto al Bundesrat di invitare il governo a procedere. La proposta sarà discussa in commissione dal 20 giugno e dopo tornerà al plenum per il voto.

La coalizione di governo è spaccata: per Verdi e socialdemocratici lo Stato non può tollerare che si faccia profitto dall’emergenza, per il ministero delle finanze a guida liberale invece è economicamente controproducente, giuridicamente problematico, di non facile realizzazione e danneggerebbe sensibilmente l’attrattività della Germania. Muro di critiche anche dalla Cdu/Csu: come calcolare il surplus dovuto alla guerra? Varrebbe anche per l’industria bellica e i 100 miliardi straordinari previsti per l’esercito? Per i cristiano-democratici prezzi elevati sono prima di tutto riflesso della minore offerta a seguito del conflitto e colpire gli utili dei produttori frenerebbe le loro capacità di ricerca e sviluppo. Si tratterebbe, dicono, di una mossa meramente simbolica: solo poche aziende sono fiscalmente colpibili in Germania ed a fronte di maggiori utili verseranno comunque imposte maggiori. Scontato che anche l’associazione dell’industria degli idrocarburi (Mineralölverband Fuels und Energie) sia assolutamente contraria e ritenga populistiche ed arbitrarie imposte straordinarie su un solo settore. L’ufficio legislativo del Bundestag intravvede effettivamente dei possibili problemi di costituzionalità.

Per far fronte ai rincari non mancano intanto altre proposte. La dirigente socialdemocratica Saskia Esken pensa si potrebbero prevedere per qualche tempo dei rigidi limiti di velocità e dei divieti temporanei di circolazione. Lo ha dichiarato al Tagesspiegel riferendosi alla legge sulla sicurezza energetica del 1975 che fu introdotta per far fronte alla crisi petrolifera e che è stata novellata recentemente. La norma autorizzerebbe anche la fissazione di tetti ai prezzi, così come il controllo fiduciario temporaneo per le imprese attive nelle infrastrutture critiche di rifornimento energetico. Habeck ha intanto lanciato una campagna nazionale per il risparmio energetico che mira al convincimento individuale e con consigli per ogni fascia di utenza. Su questo il ministro ha ottenuto appoggi a largo spettro sia dalle organizzazioni ambientaliste che dagli industriali; l’iniziativa è stata parzialmente criticata solo dal Bund Umwelt und Naturschutz che auspica anche obblighi legislativi per indurre a cambiare i comportamenti individuali. Su questo fronte potrebbe contribuire la tariffa mensile unica regionale a 9 euro per treni e trasporti pubblici.

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