Con il discorso del presidente Joe Biden nel pomeriggio dell’8 giugno nel “Microsoft Theater” a Los Angeles (California), si sono aperti ufficialmente i lavori diplomatici del nono vertice delle Americhe “Costruire un futuro Sostenibile, Resiliente ed Equo”, che dureranno fino a venerdì 10. Un incontro regionale che si celebra ogni quattro anni dal 1994 (prima edizione realizzata a Miami ed unica fino ad oggi negli Usa) e che riunisce capi di governo, imprese private e delegazioni della società civile del continente americano. L’ultimo vertice di questo genere fu celebrato a Lima nel 2018 e questo è dunque il primo del post-Covid 19.

L’evento è iniziato in realtà il 6 giugno con la due giorni del forum della società civile promossa dalla segreteria dell’organizzazione degli Stati Americani (OSA), che ha favorito i tavoli di lavoro e discussione tra le decine di Ong arrivate a Los Angeles, intorno ai pilastri di questo organismo multilaterale regionale (democrazia, diritti umani, sicurezza e sviluppo) e tematiche oggi cruciali come genere, digitalizzazione, clean energy e cambio climatico. Numerosi anche gli eventi paralleli cha toccano i principali temi dell’agenda che verrà discussa dai capi di stato arrivati nella costa ovest degli Usa: migrazione, economia e salute tra gli altri.

La zona del downtown di Los Angeles da lunedì 6 giugno ha visto quindi l’arrivo di centinaia di attivisti e attiviste, accademici e accademiche, diplomatici, giornalisti e artisti: come il cubano Yotuel, che ha lanciato nel 2021 (insieme a Gente de Zona, Decemer Bueno, Manuel Osorbo e El Funky) la canzone “Patria o vida” che critica apertamente il governo di Cuba. Enormi anche le misure di sicurezza con il dispiegamento di centinaia di poliziotti intorno alle zone principali dove si svolgono le attività: il centro di convenzioni di LA e gli hotel dell’area del downtown in modo particolare.

Mentre sono giunte a Los Angeles praticamente quasi tutte le delegazioni della società civile, scenario diverso si presenta per il quadro politico-diplomatico. Non sono presenti i presidenti di Cuba, Nicaragua e Venezuela, non invitati dall’amministrazione Biden per essere antidemocratici e violare sistematicamente e massivamente i diritti umani. Per solidarietà con questi tre paesi, neanche i presidenti di Messico, Bolivia e Honduras arriveranno a Los Angeles per assistere ai lavori del vertice (invieranno però delegazioni diplomatiche). Perché positivo al Covid-19, ha dovuto rinunciare anche il presidente dell’Uruguay e neanche i presidenti del Salvador, Guatemala e Brasile (tutti e tre con fratture diplomatiche con l’amministrazione Biden) verranno in California.

Dal punto di vista politico dunque un vertice delle Americhe che non gode di una buona stella, ma che potrebbe essere comunque una grande opportunità per gli Usa per cercare di tornare ad avere rilevanza in America Latina e nei Caraibi. L’amministrazione Biden vuole lavorare su un piano di cooperazione economica regionale che vede tra le principali priorità il tema delle migrazioni e la stabilità democratica del continente. Quest’ultimo tema è stato particolarmente sottolineato nell’inaugurazione dei lavori della società civile il 6 giugno dal segretario di stato Usa, Anthony Blinken, e soprattutto dal segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, che ha dichiarato che “a differenza del primo vertice (quello del 1994), caratterizzato da un ampio consenso sulla democrazia, oggi dobbiamo assolutamente garantire il documento di governance democratica come strumento fondamentale per rafforzare la Carta democratica nelle Americhe”.

Importante segnalare che mentre si svolgono i lavori delle delegazioni politiche e delle Ong ufficialmente accreditate per partecipare al nono vertice delle Americhe, sempre a Los Angeles è stato lanciato un vertice parallelo, sotto il nome di “Vertice dei popoli per la Democrazia”. Si tratta di un evento critico con il “vertice dell’esclusione” di Joe Biden (così chiamato dai partitari dei governi di Cuba, Venezuela e Nicaragua). Rispetto a questo, Manolo de los Santos, rappresentante dell’Assemblea Internazionale dei Popoli (AIP), ha dichiarato a Telesur che “in realtà, non vediamo il vertice dei popoli per la democrazia solo come un vertice opposto, ma come il vero vertice a cui parteciperanno gli esclusi, che non sono solo Cuba, Venezuela e Nicaragua, ma che sono anche le milioni di persone che all’interno degli Stati Uniti d’America non hanno il diritto di partecipare ai processi politici in atto.”

In mezzo a questo scenario frastagliato, l’eco della guerra in Ucraina con la presenza geopolitica russa in America Latina e il crescente peso geo-economico cinese nella regione collocano anche le prossime elezioni colombiane (ballottaggio il 19 giugno tra Petro ed Hernández) e brasiliane (ad ottobre 2022) tra i possibili detonatori di enormi cambiamenti regionali, da monitorare con attenzione.

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