“Abbiamo fermato un’organizzazione in fase embrionale“. Lo ha detto il procuratore capo di Genova, Francesco Pinto, a seguito dell’esecuzione di 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di cittadini pachistani accusati di associazione terroristica internazionale, durante la conferenza stampa organizzata dalla Questura per illustrare l’operazione internazionale di contrasto al terrorismo di matrice jihadista. Il tentativo delle persone arrestate sarebbe stato quello di “creare cellule operative in Italia come parallelamente lo sono anche in Francia e in Spagna”, con finalità terroristiche con utilizzo dei social network per fare proselitismo. Il circuito sarebbe quello denominato “Gabar”, diretto da Hassan Zaheer Mahmood, il 27enne pachistano che il 25 settembre 2020 a Parigi, nei pressi dell’ex sede della rivista satirica Charlie Hebdo, ha gravemente ferito con un machete due persone per “vendicare la ripubblicazione delle vignette sul Profeta”. “Oltre alle manifestazioni di vicinanza all’autore dell’attacco di Parigi e di piena condivisione delle motivazioni – ha spiegato il procuratore capo di Genova – è stato possibile elaborare e documentare l’ipotesi associativa, stante i comprovati, stretti legami tra gli indagati molti dei quali immortalati, appena due mesi prima, insieme all’autore del menzionato attentato”. Nessun obiettivo concreto o azione in programma, ma la volontà di promuovere “a partire dall’aprile 2021, la formazione di una cellula sedente ed operante in Italia, attraverso il reclutamento di sodali, la individuazione di un covo, l’acquisto di armi, offrendo ospitalità a sodali, mantenendo rapporti e contatti con personaggi al vertice della organizzazione”. “Si tratta di una delle operazioni contro il radicalismo islamico tra le più importanti in Italia – ha aggiunto il capo della Direzione centrale polizia di prevenzione Diego Parente – esempio del sistema italiano di contrasto al terrorismo: noi non aspettiamo che accadano i delitti, il nostro obiettivo è individuare una minaccia e disinnescarla prima che la stessa minaccia esplichi i suoi effetti”.

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