La Libia sta attraversando attualmente la fase “più difficile della sua storia”, soprattutto dal punto di vista costituzionale. Lo ha detto il portavoce del Governo di stabilità della Libia (Gsn) designato dal Parlamento di Tobruk, Othman Abdel Jalil, facendo riferimento al clima di tensione che nelle ultime settimane sta vivendo il Paese del Nordafrica, un’escalation culminata giovedì scorso con l’arrivo a Tripoli di mezzi militari del generale Osama al Juwaili, l’ex direttore del dipartimento di intelligence militare, che si stavano dirigendo verso la capitale dalla “città-Stato” libica di Zintan, a circa 160 chilometri di distanza, per forzare il premier del Governo di unità nazionale della Libia (Gun), Abdulhamid Dbeibah, a consegnare il potere al primo ministro designato dal Parlamento di Tobruk, Fathi Bashagha, insediato lo scorso 3 marzo e non riconosciuto dalle Nazioni Unite.

Secondo quanto riferisce il The Libya Observer, in risposta ai movimenti militari pro-Bashagha, la Forza di protezione della costituzione ha mobilitato milizie nel sud e nell’ovest di Tripoli, mentre fonti locali affermano che anche le forze di Al Zawiya e Misurata, nonché altre forze che rifiutano l’alleanza di Bashagha e posizionate all’interno di Tripoli, hanno mobilitato le proprie truppe in caso di nuovi scontri.

Le parole di Abdel Jalil arrivano poco più di una settimana dopo il fallimentare tentativo di Fathi Bashagha di insediarsi a Tripoli. Il 17 maggio scorso Bashagha era infatti entrato nella capitale durante la notte ma, a seguito di alcuni scontri con le milizie fedeli a Dbeibah, si è ritirato nella città di Sirte, nella Libia centro-settentrionale, dove afferma di voler governare in attesa di tornare a Tripoli. Quest’ultimo è il terzo tentativo di Bashagha di insediare il suo governo a Tripoli negli ultimi tre mesi.

Tutto questo mentre il Comitato sulla base costituzionale libica, composto da 12 membri del Parlamento di Tobruk (Cirenaica) e altrettanti dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli (Tripolitania), è riuscito a raggiungere in Egitto un accordo preliminare su alcuni articoli della bozza di Costituzione, senza però risolvere la questione dei due governi che si contendono il potere.

Intanto, il 24 maggio, un dialogo parallelo ha avuto luogo in Marocco tra esponenti militari e politici della Cirenaica e della Tripolitania. Tra loro anche i figli del comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) e signore della guerra della Cirenaica, Khalifa Haftar, vicino a Bashagha. L’incontro bilaterale si è svolto poco dopo una riunione informale che ha avuto luogo il 13 e 14 maggio in Svizzera, organizzata dal Centro per il dialogo umanitario, la stessa organizzazione che aveva favorito l’intesa sulla “road map” approvata dal Foro di dialogo politico libico (Lpdf) in scadenza a giugno.

Durante la seduta del Consiglio di sicurezza Onu del 26 maggio la sottosegretaria per gli Affari politici delle Nazioni Unite, Rosemary DiCarlo, ha affermato che la situazione a Tripoli è ancora tesa, anche dopo l’allontanamento dalla capitale di Fathi Bashagha. DiCarlo ha chiarito che è importante mantenere il cessate il fuoco, esortando tutte le parti ad aderire alla strada del dialogo.

“Abbiamo mantenuto vivo il processo politico e, a questo proposito, abbiamo bisogno di maggiori sforzi per uscire dalla crisi”, ha detto DiCarlo, sottolineando che le Nazioni Unite faranno tutto il possibile per aiutare i libici a scegliere chi li rappresenta attraverso votazioni democratiche. Gli Stati Uniti minimizzano invece gli eventi di Tripoli, riaffermando l’importanza dei colloqui al Cairo, nonostante le affermazioni dei critici secondo cui l’Egitto ha fermamente sostenuto i tentativi di Bashagha di rovesciare il governo di Dbeibah.

L’ambasciata turca in Libia ha twittato il suo sostegno ai colloqui al Cairo, che sono invece visti con sospetto dal governo di Dbeibah. Ankara aveva sostenuto militarmente il governo di accordo nazionale (Gna) riconosciuto a livello internazionale con sede a Tripoli, prima che Dbeibah prendesse il potere nel febbraio 2021 come parte del processo politico mediato dalle Nazioni Unite. Il presidente dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli, Khaled al-Mishri, attacca invece entrambe le parti affermando che mentre il governo di Bashagha dovrebbe dimettersi, il governo di Dbeibah “non vuole tenere elezioni, ed è anche incapace di tenere elezioni e dovrebbe quindi essere cambiato”.

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