di Giorgio Boratto

Stalingrado di Vasilij Grossman è un un romanzo corale epico, che insieme al capolavoro ‘Vita e destino’, racconta come la Storia degli eventi internazionali e del potere politico entri nella storia degli uomini e donne comuni diventando un’unica narrazione: in questo caso l’epopea che descrive la seconda guerra mondiale.

Già in Vita e destino Vasilij Grossman affronta la battaglia di Stalingrado come l’apoteosi di un popolo e insieme il curioso paradosso di due regimi apparentemente antagonisti. I personaggi che troviamo in Stalingrado sono gli stessi di Vita e destino, perché è bene sapere che Stalingrado è del 1952 e antecedente a Vita e destino concluso nel 1960; anzi questo ne è in pratica il prologo. Stalingrado uscì in Urss nel 1952 con il titolo Per una giusta causa. Ad aprile di quest’anno è uscito in Italia grazie all’edizioni Adelphi, con la traduzione italiana di Claudia Zonghetti.

Ecco allora Viktor Strumm (il chimico alter ego di Grossman), Andrej Erëmenko, Mostovskoj, Krymov (il commissario comunista), Serëža, Katja, Vera, Aleksandra, Novikov: sono i personaggi che si snodano tra le anse del fiume Volga, che rimane sullo sfondo del romanzo.

Bisogna ricordare che nel processo di destalinizzazione, voluto da Nikita Krusciov, la città di Stalingrado divenne Volgograd. Con Stalingrado si conclude una dilogia e con questo sappiamo la fine dei protagonisti che abbiamo seguito in Vita e destino. La narrazione dei due libri segue una circolarità di rimandi che diventano un unico racconto. La difficoltà nel leggere questo grande romanzo è proprio quello di memorizzare i tantissimi personaggi che si intrecciano nella storia minuta raccontata nelle varie vicende. A noi oltre che i dialoghi rimangono le innumerevoli riflessioni dei protagonisti: un caleidoscopio delle grandezze e delle debolezze umane nel scenario della guerra.

Stalingrado per Grossman è un curioso paradosso poiché i due regimi, apparentemente antagonisti, finiscono per incontrarsi. Nel momento stesso in cui uno degli avversari schiaccia l’altro, ci si accorge che sono figli della stessa madre. Di qui l’ambiguità di Stalingrado: il trionfo delle armate sovietiche dissimula al tempo stesso la grandezza e l’orrore. La grandezza, perché la vittoria di Stalingrado è l’apoteosi di un popolo; l’orrore, perché la vittoria di un popolo significò l’apoteosi di Stalin e del suo regime imperiale.

Una curiosità va colta: a Berdyciv in Ucraina quarantott’anni prima di Vasilij Grossman, nasceva Joseph Conrad. E’ poi ucraino anche Nikolaj Gogol, considerato uno dei più grandi scrittori russi. Tre grandissimi scrittori che hanno segnato a loro modo la letteratura mondiale: hanno descritto l’inferno, la comicità, l’ironia e la sublimazione dell’anima umana.

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