Un Consiglio dei ministri lampo per comunicare ai partiti che sul ddl Concorrenza si va avanti anche senza l’intesa di tutti. E quindi Mario Draghi è pronto a mettere la fiducia per arrivare all’approvazione del testo entro la fine di maggio. “Il mancato rispetto di questa tempistica”, ha detto il premier, “metterebbe a rischio, insostenibilmente, il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr, punto principale del programma di governo”. I ministri hanno dato il loro via libera, qualora le circostanze lo richiedessero. Il vertice, convocato d’urgenza e senza che nessuno conoscesse le ragioni dell’incontro, è arrivato poche ore dopo l’informativa del premier davanti alle Camere sulla guerra Russia-Ucraina.

A preoccupare sono i veti, soprattutto del Carroccio, su un provvedimento che da mesi è impantanato in commissione Industria del Senato. Per Draghi è necessario accelerare perché, stando così le cose e di fronte all’incapacità dei partiti di trovare un accordo, a essere a rischio sono gli stessi fondi del Pnrr. E questo perché le riforme del ddl Concorrenza, e in particolare le norme sulle concessioni balneari, sono i pilastri strutturali per l’intervento richiesto dall’Unione europea. Nel corso delle sue comunicazioni in Cdm, il presidente del Consiglio ha anche informato i ministri sull’iter del ddl Concorrenza ricordando che – sulla base degli impegni assunti con il Pnrr – entro dicembre 2022 è necessario approvare non solo la legge delega, ma anche i relativi decreti delegati. Dopo aver ripercorso la cronistoria dei vari passaggi in Senato del ddl, Draghi ha segnalato la necessità “nel pieno rispetto delle prerogative parlamentari”, di porre in essere tutte le iniziative per richiedere un’iscrizione in Aula del provvedimento entro la fine di maggio, in modo da pervenire a una rapida approvazione e procedere alla trasmissione alla Camera.

I presenti hanno negato che il discorso sia stata una “strigliata” ai partiti. Dopo l’intervento di Draghi, ogni rappresentante dei partiti della maggioranza avrebbe preso la parola per una breve dichiarazione: Andrea Orlando per il Pd, Stefano Patuanelli per M5s, Giancarlo Giorgetti per la Lega e Renato Brunetta per Fi. All’unisono, raccontano fonti governative, tutti avrebbero concordato con il premier, sottolineando che la procedura indicata era quella giusta, perché era passato tanto tempo e il Parlamento aveva avuto tempo per decidere. “Credo che in questo momento ci sia bisogno di un ultimo passaggio”, ha dichiarato il ministro M5s per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà al termine del vertice. “Vedremo se dovremo mettere la fiducia o arriveremo con un chiarimento dell’ultimo miglio: sono fiducioso“.

Uno dei nodi più critici del ddl Concorrenza riguarda le concessioni balneari.Come ricostruito da ilfattoquotidiano.it nei giorni scorsi, le resistenze di lobby e Carroccio stanno creando grossi problemi al governo Draghi. In un primo momento si era infatti previsto di limitarsi a “fare una mappatura” della situazione esistenze. Strada che era stata stravolta dopo l’intervento del consiglio di Stato che ha stabilito la validità delle concessioni esistenti solo fino alle fine del 2023. Chi si oppone totalmente è la Lega: in pieno clima elettorale, Matteo Salvini e i suoi propongono di rinviare le gare di altri 5 anni. Ma questo è solo uno dei punti su cui discutono i partiti: i vari emendamenti introdotti hanno annacquato ad esempio le norme sulla messa a gara dei servizi pubblici locali e delle concessioni idroelettriche. E mancano da sciogliere il nodo sulla nomina dei componente delle authority.

Ma ormai le rese dei conti tra i partiti della maggioranza sono tutte rivolte ai prossimi appuntamenti elettorali. Il leader M5s Giuseppe Conte ha garantito che sul punto il Movimento non farà mancare il sostegno: “Se dovesse esser posta la fiducia, la voteremo convintamente. Stiamo parlando di riforme strutturali del sistema Italia, assolutamente necessarie, che ci renderanno più credibili anche in Europa e che permetteranno al Pnrr di andare avanti”.

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