Sono cresciuti in marzo gli scambi commerciali italiani ma sono crollati quelli con la Russia. Lo comunica l’Istat evidenziando come nel complesso il valore delle esportazioni è salito a 56,3 miliardi di euro, il 22,9% in più rispetto al marzo 2021 mentre le importazioni sono cresciute di quasi il 39% a 56,4 miliardi. Il mese si chiude quindi con un rosso della bilancia di commerciale di 84 milioni di euro che si confronta con un surplus di 5,1 miliardi che aveva caratterizzato il marzo 2021. A incidere sono i costi di petrolio e gas importati dall’estero. Il solo deficit energetico è stato di 8 miliardi di euro contro i 2,8 miliardi di un anno fa. Rispetto allo scorso febbraio le esportazioni sono salite dell’1,7% e le importazioni dell’1,3%.

In marzo sono cresciute le esportazioni verso gli Stati Uniti e il Giappone (entrambi + 40%), la Francia (+ 21%) e la Germania (+ 14,8%) che rimane il nostro primo partner commerciale davanti a Francia e Stati Uniti. Dimezzate invece le vendite verso la Russia. Al contrario il valore dell‘import da Mosca è più che raddoppiato (+ 155%), anche in questo caso incidono i costi di gas e greggio saliti del 271% rispetto a marzo 2021 a 2,3 miliardi di euro. Il risultato è un saldo negativo con la Russia di 2,7 miliardi. Allo stesso modo si spiega il balzo del 161% dell’import dai paesi del Medio Oriente.

A livello merceologico le importazioni di energia in Italia sono infatti aumentate a marzo del 4,6% rispetto a febbraio e del 157,7% rispetto a marzo 2021. Tessile e abbigliamento italiani archiviano marzo con un rialzo dell’export di quasi il 19%, la meccanica (che vale il 16% di tutte le nostre esportazioni) sale del 7,8%. Incremento del 20% per le vendite di mezzi di trasporto, la chimica fa + 26%, l’elettronica + 18%. Mobili e alimentari segnano entrambi rialzi di oltre il 21%.

L’Istat ha oggi anche rivisto al ribasso la prima stima sull’inflazione dello scorso aprile indicata ora al 6% e non più al 6,2%, Il dato segnala un rallentamento della crescita dei prezzi rispetto a marzo quando il carovita si collocava al 6.5%. Il rallentamento si deve prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +50,9% di marzo a +39,5%) per effetto dell’inclusione del bonus energia (elettricità e gas) nel calcolo degli indici dei prezzi al consumo. Viene abbassato anche il valore del cosiddetto “carrello della spesa”, ossia il sotto indice per i beni a più alta frequenza di acquisto come alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona. Il dato di aprile è stato fissato al 5,7% rispetto al 6% della stima preliminare.

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