Il paradosso è che chi oggi vede nella Nato il nemico pubblico numero uno – tipo i paciFinti italiani – debba sostenere Erdogan che, con il suo veto, sta mettendo i bastoni fra le ruote all’adesione di Svezia e Finlandia nell’alleanza atlantica. Ovviamente, come in tutte le questioni che riguardano la politica, il Sultano vuole avere carta bianca dalla Nato per fare pulizia dei curdi del PKK presenti in Turchia e Siria. E il momento ideale è sempre la congiuntura, cioè quando anche un solo Stato può, attraverso poteri di veto, essere il granello che sposta da una parte o l’altra gli equilibri.

Quindi possiamo immaginare i vittimisti nostrani, quelli de “la Nato guerrafondaia”; “l’Occidente cattivo”; “Putin il Santo” stappare in segreto qualche bottiglia di prosecco in onore di Erdogan che, pubblicamente, non possono non continuare a condannare perché nella vulgata populista ed appiattita è e rimane il burattinaio dietro l’Isis.

Deve essere quindi una sofferenza non poter elogiare a mezzo Facebook o Twitter il grande Sultano che, da solo, sta ritardando l’adesione di due paesi ormai divenuti importanti per porre ulteriore pressione su Putin. Ma, ahimè, è il destino di chi sputa nel piatto dove mangia quello di vivere nella contraddizione, trovandosi schiavo di equilibri per i quali anche un complottista vittimista provetto rischierebbe di perdersi.

Da una parte, questi sputatori seriali, condannano l’Occidente e la Nato per ogni loro azione, senza tenere nessuna posizione critica e costruttiva, e, dall’altra, si trovano allineate alle posizioni di personaggi strani o dittatori. Come Erdogan che in passato avevano attaccato per i massacri perpetrati contro i curdi. Ora che le carte sul tavolo sono state mischiate, nascerà la nuova corrente dei detentori della vera verità che ci dirà: avete visto, Erdogan ci ha salvati dall’escalation, merita il Nobel! Qualcun altro la neuro.

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