Dopo che le parole della stilista e imprenditrice Elisabetta Franchi su lavoro femminile e maternità sono finite al centro delle polemiche (“Quando metti una donna in una carica importante, se è molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla per due anni”), un gruppo di cinque giornalisteValentina Petrini, Sara Giudice, Giulia Cerino, Francesca Nava, Micaela Farrocco – ha deciso di non restare in silenzio e di prendere posizione lanciando una campagna social con gli hashtag #senzagiridiboa e #notinmyname. Il riferimento provocatorio è proprio alle parole usate da Franchi e in particolare quando ha detto: “Io le prendo quando hanno già fatto tutti i giri di boa e sono lì belle tranquille con me al mio fianco e lavorano h24“. All’iniziativa stanno aderendo professioniste da vari settori: scrittrici, attiviste, opinioniste, altre giornaliste. #senzagiridiboa si oppone a chi sostiene, sia implicitamente che pubblicamente, che “sia più importante l’età anagrafica delle competenze”, che “i lavoratori si scelgono sulla base del genere e non delle capacità”, e ad un sistema che “teme la maternità”. L’obiettivo è dare voce alle storie e dopo l’estate l’intenzione è quella di organizzare eventi nei teatri. Se vuoi raccontare la tua esperienza, scrivi a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it.

“Abbiamo deciso di lanciare una campagna”, si legge nel testo dell’iniziativa, “che racchiude in un hashtag i quattro giri di boa citati da Elisabetta Franchi e che segna l’inizio di un percorso molto più lungo per smuovere e scardinare le storture che in questo Paese (aziende, società civile, politica) si presentano costantemente quando si parla di donne e lavoro”. E ancora: “Quante di noi hanno aspettato prima di avere un figlio perché magari potrebbero licenziarmi o, peggio, sostituirmi con qualcun altro? Quante hanno pensato che proprio quel figlio, che tanto avevano desiderato, in realtà potesse rappresentare un limite alla propria carriera? Quante, ancora, hanno sacrificato parte della loro vita privata e familiare per non deludere le aspettative di capi e cape che chiedono di essere performanti h24? Tante, troppe. Tanti, troppi”. E questo accade, sostengono le attiviste, perché l’Italia è un Paese che non offre la possibilità di vivere maternità, paternità e genitorialità “in modo sereno, con il sostegno dovuto”.

Tanti i nomi delle donne che hanno aderito alla campagna – “con e senza figli” – e di quelle che hanno contribuito postando sui social le loro storie personali, accompagnate dagli hashtag #senzagiridiboa e #notinmyname: tra le altre, Gaia Tortora, Chiara Gamberale, Jasmine Cristallo, Francesca Barra, Cecilia Carpio, Martina Caironi, Francesca Biagiotti, Nuria Biuzzi, Chiara Billitteri, Laura Melissari, Caterina Di Nucci, Flaminia Sacerdote, Alessandra Teichner, Mela Ferrentino, Giulia Dedionigi, Arianna Catania, Margherita Martelli, Giulia Ferrari, Carlotta Andracchio, Nina Palmieti, Myrta Merlino, Alice Martinelli, Carlotta Corradi e tante altre. I nomi di uomini che abbiano aderito a #senzagiridiboa, sottolineano le attiviste, si contano sulle dita di una mano.

Questa foto l’ho scattata il 10 marzo 2020, ultimo giorno di lavoro”, ha scritto la giornalista Valentina Petrini, una delle promotrici della campagna. “Inizio della pandemia. Il 28 marzo, diciotto giorni dopo, ho partorito. A 40 anni esatti! Ho fatto tutto per scelta, perché ho avuto la fortuna di fare una gravidanza meravigliosa, in salute, senza complicazioni. Io non sento di avere meno tempo, meno capacità, meno amore da quando sono madre. Ne ho anzi di più. La carriera al massimo mi è negata da chi muove i fili del potere e sceglie chi è meritevole e chi no. Elisabetta Franchi non è l’unica (purtroppo) a pensare ciò che ha detto. Questo è un paese ferito e bloccato. Facciamoci sentire #notinmyname #senzagiridiboa”.

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