“Luciana hai visto l’intervista di Lilli Gruber a Conte?” e lei: “non vedo mai quella trasmissione, a quell’ora sono quasi sempre fuori”. Luciana è Luciana Castellina, classe 1929. Con lei ho collaborato ad alcune iniziative de Il Manifesto ma non l’avevo mai incontrata. Ci siamo visti a Lecce, durante un’iniziativa di Arci sulla natura a Scuola. Luciana mi ha invitato per tenere una conversazione con lei. Come si fa a dire no a Luciana Castellina?

È arrivata in treno, da sola. Sono andato a prenderla alla stazione e siamo andati a cena con un gruppo di amici che a volte si chiamano compagni. Eravamo cinque e se ne sono andate due bottiglie di primitivo. Una serata indimenticabile, a parlare di tutto con Luciana, che non ha visto tutto ma quasi. Il giorno dopo incontriamo due classi di liceali. Durante l’incontro abbiamo parlato di molte altre cose, oltre alla natura a scuola, e abbiamo sentito alcune testimonianze di studenti stranieri tra cui una giovane donna afgana. Le hanno chiesto della situazione delle donne e lei ha raccontato di cose terribili, non riuscendo a trattenere le lacrime.

Per rincarare la dose le ho chiesto della musica perché mi è venuta in mente quella più triste che conosco (Watermelon in Easter Hay, di Frank Zappa). La musica è vietata in Afghanistan: se i talebani sentono musica provenire da un’auto di passaggio colpiscono i vetri con i calci dei fucili, mandandoli in frantumi, gli strumenti sono distrutti. Watermelon fa parte di Joe’s Garage, un’opera dedicata a un immaginario paese che vieta la musica. Joe va nei guai per questo e viene rinchiuso in prigione. Dalla sua cella immagina il suo ultimo assolo di chitarra, prima della fine della musica. Ogni volta che lo sento, mi commuovo: Zappa era un grande dissacratore ma il divieto della musica lo aveva colpito duro. Non era riuscito a farne uno sberleffo, come aveva fatto con Tipper Gore, che voleva introdurre la censura nei testi delle canzoni rock secondo lei offensivi. Durante un’udienza al Senato Usa Frank testimoniò a favore della libertà di espressione e, durante la stessa udienza, Tipper lesse alcuni testi osceni, per mostrare quanto fossero spregevoli quelle parole. Frank la registrò e poi compose una musica di accompagnamento per Tipper che declama parole oscene (Porn Wars). Music is the best.

Frank pubblicò Joe’s Garage al tempo dell’ascesa di Khomeini in Iran: anche in quell’occasione la musica fu vietata. A dir la verità, Frank finì in galera con l’accusa di oscenità quando era molto giovane. Negli Usa non ci sono confini all’intolleranza.

Durante l’incontro a scuola, con Luciana, ho raccontato della mia prima volta in un paese arabo: giravo da solo per la città, credo fosse Tangeri, e vedevo tutto scritto in arabo, sentendomi in un altro mondo. Poi vidi i numeri delle strade e mi sorpresi a pensare: almeno i numeri li scrivono come noi… e dopo un secondo mi resi conto che eravamo noi a scriverli come loro!

Dico ai ragazzi presenti: provate a moltiplicare due numeri romani… e capiscono che non si può. E come li scrivevano i numeri i greci? Quando siamo passati dalla numerazione romana a quella araba? Si trattò di una rivoluzione culturale pari alla scoperta dell’America o all’invenzione della stampa. Un vero cambio di paradigma, tenuto però in secondo piano. Noi ci crediamo così superiori rispetto a “loro”!

Luciana, seduta vicino a me, sorride. Ha una pila di foglietti bianchi, riciclati, su cui scrive appunti: ne scrive uno per me e me lo passa. “L’Europa però ha fatto una cosa in più rispetto agli altri: tante rivoluzioni. È vero che gli altri non le hanno potute fare perché noi col colonialismo glielo abbiamo impedito. Però questo possiamo insegnarlo!”

Ovviamente mi viene in mente Gandhi che ha fatto una rivoluzione senza violenza, proprio contro il nostro colonialismo, però in linea di massima Luciana ha ragione. Un proverbio inglese dice: you are what you eat, tu sei quello che mangi. Penso di averne inventato un altro: you are who you meet, tu sei quelli che incontri. In effetti non è proprio così… tu diventi quello che sei grazie alle persone che incontri. In Papuasia, dove ho trascorso una porzione significativa della mia vita, prendono la cosa alla lettera e in alcuni villaggi ancora si mangiano parti dei defunti per acquisire le loro proprietà, una sorta di comunione.

Incontrare gente come Frank Zappa e Luciana Castellina arricchisce. Non dico che si diventa come loro ma si impara a guardare il mondo anche con i loro occhi. E quando ti trovi di fronte a situazioni particolari ti chiedi: cosa penserebbe Frank? Cosa penserebbe Luciana?

Luciana era molto disturbata dalle parole di un tal Rondolino su chi, inclusa lei, ha partecipato a un evento organizzato da Santoro per commentare la guerra in Ucraina: “Per lui sarei una stupratrice…” Come reagire a cose del genere? Io lo denuncerei… citandolo per danni, chiedendo un indennizzo milionario. Per poi assegnarlo alle profughe afghane, e anche ucraine, ovviamente. Luciana ci sta ancora pensando, credo. Oppure se lo è lasciato alle spalle. Se incontri un “ricordino” lasciato sul marciapiede da un cane che fai? Una denuncia? Gli giri attorno e te ne vai. Se lo calpesti cerchi di pulirti la scarpa al meglio, ma non ne fai un’ossessione. Io farei così. Non ti curar di lor ma guarda e passa.

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