Fare il 110% di errori pareva difficile, ma ci siamo riusciti. Il provvedimento per rilanciare l’edilizia del paese prometteva che diverse opere venissero pagate dallo Stato e un premio del 10 per cento a chi si avventurava in una ristrutturazione. Il vantaggio per lo Stato era l’efficientamento energetico. Pagava Pantalone coi soldi che graveranno negli anni sui giovani. Come se in Italia fossimo ricchi sfondati passi, ma siamo con le pezze al sedere e ogni bimbo appena nato ha un debito di 30mila euro.

Non contenti di ciò, si è permesso a un cittadino di ristrutturare fino a 4 immobili. Conosco una coppia proprietaria di una palazzina di 8 appartamenti che, contabilizzandone 4 al marito e 4 alla moglie, ha avuto la bellezza di circa un milione e seicentomila euro (200 ogni appartamento; 100 sisma bonus, 40 cappotto, 30 caldaia e fotovoltaico, 30 finestre). Visto che la spesa lievitava si è tentato di limitare i danni con una burocrazia monstre (38 documenti, ognuno di svariate pagine). In questo modo sono stati avvantaggiati i ricchi che hanno dimestichezza con ingegneri e commercialisti.

L’idea di voler favorire chi ha pochi soldi per una ristrutturazione accarezzava le menti dei legislatori, ma è sortito il contrario in quanto, chi non ha la casa, ovviamente, è stato escluso e chi ha una casetta o un appartamentino si è arreso di fronte alla mole di carte perché il rischio di finire in un vicolo cieco era alto. I ricchi, capaci di mettere a preventivo anche possibili difficoltà, hanno proceduto. Provvedimenti si sono avvicendati per porre limiti con un effetto strano: da un lato si attua una legge per ottenere lo scopo che la gente ristrutturi, poi si fanno norme per impedirglielo.

Alcune chicche sono da ricordare, come quella che se possiedi un vialetto autonomo puoi avvalertene, mentre se l’entrata è in comune no; come se ci fosse una differenza. Altra assurdità è che il proprietario di una casa singola può ristrutturare fino a fine 2022, mentre coloro che abitano in un condominio fine a fine 2023. L’idea è che il proprietario di casa singola sia più benestante di quello che vive in un condominio, senza però tenere conto che una casetta su una montagna vale certo meno che un appartamento in centro a Milano. L’effetto è stato quello di favorire un aumento enorme dei prezzi.

In aggiunta le asseverazioni, con tanto di necessità di assicurazioni degli ingegneri e le conformità dei commercialisti, sono divenute un ulteriore peso economico. Se io, Stato, decido di regalare a tutti i bambini un pallone perché voglio favorire lo sport tra i ragazzi, devo sapere che, in breve, i palloni si esauriranno e i produttori aumenteranno i prezzi. Se poi rendo obbligatoria una certificazione sui palloni, il prezzo schizza alle stelle.

Visto che si parla di soldi pubblici i delinquenti e le mafie si sono gettate a capofitto, cercando di intercettare il flusso di denaro che è ingente in quanto, se si attua un intervento su condomini con centinaia di appartamenti, parliamo di cifre ragguardevoli. Sono nate società edili ad hoc e tante persone, che non avevano mai visto una cazzuola, si sono improvvisati muratori.

Il flusso di denaro viene fornito dalle banche che, negli anni, sconteranno le tasse dai crediti acquistati. Lo Stato quindi a breve pare vincitore, in quanto così facendo ha drogato il mercato, ottiene benefici per aumento dell’Iva e dell’Irpef, ma alla lunga dovrà pagare, con gli interessi, cifre molto rilevanti. Attualmente il problema è costituito dal fatto che le banche non hanno più possibilità di acquisire i crediti, per cui migliaia di cittadini si trovano in braghe di tela. Ben gli sta! Dirà qualcuno. Hanno voluto gli incentivi, ora si prendano la fregatura!

Il problema è che in mezzo ai malcapitati c’è di tutto, dallo speculatore al povero diavolo che, imbonito dallo Stato, si è avventurato in una impresa che ora gli fa passare notti insonni, senza i soldi promessi. Più la persona è ricca meno ha problemi perché, al limite, sconterà il credito sui suoi guadagni.

Mi pare che a questo punto il 110 per cento debba essere abbandonato. Non bisogna – a mio parere – concedere altre proroghe. Ciò che si è promesso dovrà essere mantenuto, per cui gli Enti come le Poste o le banche, incentivate da provvedimenti che liberalizzino la cessione dei crediti, devono soccorrere chi ha dato fiducia allo Stato, iniziando la ristrutturazione. Un provvedimento facile sarebbe permettere lo sconto del credito non solo in 5, ma anche in 10 o 15 anni, per cui chi ha una scarsa capienza fiscale (redditi bassi) possa diluire negli anni il rimborso. In questo modo ci guadagnerebbe il cittadino, che non deve cedere alla banca, ma anche lo Stato che vedrebbe spalmati su più anni i soldi in meno da introiettare.

Soprattutto occorre tornare a una certa serietà, per cui se si vuole incentivare l’edilizia si devono varare provvedimenti che durino almeno dieci anni, che abbiano poca burocrazia e che diano un ritorno di bonus ragionevole e compatibile con le finanze statali.

In questa assurda vicenda si possono notare tutti i vizi psicologici di un paese in cui “i furbi riescono a saltare la fila” e alla fine “chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato”.

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