Addio ai compiti assegnati via chat, alle comunicazioni attraverso Whatsapp tra alunni e insegnanti, ai profili social “aperti” dei maestri e dei professori e alla diffusione di foto in costume o a like e post che possono ledere l’immagine di un istituto. A mettere la stretta all’uso frequente dei social a scuola è l’Associazione nazionale presidi che è pronta a recepire l’idea lanciata dalla referenti del Lazio.

Un codice deontologico esiste già: era stato scritto nel 2002. Dieci anni più tardi è stato aggiornato, ma ora Mario Rusconi e Cristina Costarelli, presidenti rispettivamente dell’Anp Roma e Lazio, ritengono che sia ora di rimetterci mano, soprattutto a seguito dell’uso che se n’è fatto durante la pandemia. Nei mesi in cui le classi si sono svuotate, maestri e professori hanno iniziato a contattare gli studenti attraverso ogni forma possibile: dalle piattaforme digitali a Facebook, Whatsapp, Instagram persino TikTok. Per mesi, qualcuno, ha persino fatto lezione usando questi canali oppure si sono inviati i compiti ai genitori e ai ragazzi.

La scuola è entrata in un’altra epoca: colloqui con i genitori online; incontri di interclasse in Rete così come ogni comunicazione tra famiglia e mamme o papà. Ora, a frenare questa abitudine sono proprio i dirigenti scolastici. Nei giorni scorsi, durante un convegno regionale, i capi d’istituto laziali hanno preso in mano la questione: “Questo dei social è un tema ben presente tra chi lavora nella scuola. Lungi da noi pensare a punizioni o disciplinari vogliamo, invece, fornire delle raccomandazioni utili senza nessuna imposizione restrittiva”.

Il nuovo regolamento, secondo chi lo sta elaborando, dovrà essere poi declinato in ogni scuola a seconda delle esigenze e dei contesti. “Le nostre – racconta Rusconi – saranno delle direttive etico professionali. Vogliamo evitare che la didattica possa avere dei risvolti social. Nessun genitore potrà più alle undici di sera scrivere al maestro per sapere i compiti o che quaderno portare l’indomani”. Per i presidi, lo strumento di Whatsapp dovrà essere utilizzato dalla scuola per comunicare con la famiglia solo in casi di estrema urgenza. Unica precisazione: “Esiste già il codice penale e un codice deontologico nel contratto di lavoro di noi presidi e dei docenti. Non saremo noi a stabilire multe o provvedimenti disciplinari”.

Il prossimo passaggio è quello di riprendere la proposta a livello nazionale. Antonello Giannelli, numero uno dell’Anp in Italia, è disposto a prendere in considerazione la questione: “Non c’è urgenza ma abbiamo un codice di dieci anni fa. Dobbiamo capire come si può rivedere il tutto alla luce di una serie di nuove regolamenti e della situazione attuale”. I prossimi mesi saranno cruciali. Il gruppo laziale sta predisponendo una bozza di documento che sarà portata all’attenzione dei vertici dell’associazione. Una proposta che ad oggi trova il consenso di tanti colleghi che non sanno come gestire alcune situazioni che accadono.

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