Informazione accurata, interviste interessanti e slogan che vanno diritto al centro delle emozioni: sono queste le armi che Utro Fevralya (Quella mattina di febbraio) usa per debellare la propaganda del Cremlino, informare i russi su quello che succede in Ucraina e incitarli a protestare. E lo fa trasmettendo direttamente dall’Ucraina. “Cosa vuole Putin? Vivevo bene, guadagnavo, pagavo il mutuo, avevo una bella posizione, viaggiavo all’estero. E ora? La Russia è nella m…, scusate una situazione difficile. La guerra in Ucraina è iniziata da poco, ma noi siamo già tornati indietro di cinquant’anni”. È la voce di una giovane donna a esprimere un sentimento molto comune tra i giovani professionisti russi. Le immagini che scorrono mostrano la City di Mosca e lo spettatore non può non chiedersi che ne sarà di quel quartiere all’avanguardia, dopo qualche anno di sanzioni.

“Dì no alla guerra, salva il tuo futuro”. Utro Fevralya, un canale in lingua russa che trasmette live su YouTube, sta diventando un punto di riferimento per chi vuole un’informazione seria e accertata su quello che sta accadendo in Ucraina e in Russia. Cosa molto importante in un momento in cui il Cremlino ha messo a tacere anche la più piccola voce d’opposizione. Ora in Russia basta chiamare la guerra “guerra” per rischiare multe salate e il carcere. “Non vogliamo aiutare una delle due parti, ma far finire questa guerra sporca e ingiusta che è una vergogna per tutti i russi. La guerra è stata iniziata da Putin, ma sono la Russia e l’Ucraina a soffrire. E noi vogliamo che questo finisca”, è la descrizione che si legge sulla pagina YouTube del canale. In poco più di un mese, Utro Fevralya vanta più di 35mila iscritti, le sue trasmissioni raggiungono, invece, una media di 50mila visualizzazioni.

“I primi giorni della guerra ero nell’opposizione armata. Ho pensato poi: cosa avrei potuto fare di più concreto per aiutare? Bisognava arrivare allo spazio informativo russo. In Ucraina tutti parlano russo, ma russi e ucraini non si capiscono. Vedono le cose in modo diverso. Serviva, dunque, un progetto che aiutasse i due popoli a comunicare, a capirsi”, spiega a ilfattoquotidiano.it il fondatore Ilya Ponomarev. Ponomarev è un ex deputato della Duma (parlamento russo) e uno degli organizzatori delle proteste del 2011 e 2012, quando migliaia di russi scesero in strada per chiedere elezioni democratiche e trasparenti. Nel 2014 è stato l’unico deputato a votare contro il trattato di annessione della Crimea alla Russia. Una scelta che ha pagato con la perdita dell’immunità parlamentare e un’inchiesta penale da parte della Procura generale. L’accusa era quella di appropriazione indebita di finanziamenti pubblici. Chiunque abbia parlato a voce alta contro il regime di Putin ha dovuto fare i conti con le autorità giudiziarie.

Ponomarev spiega che da tempo aveva in mente di creare una sorta di Al Jazeera russa con redazione centrale a Kiev. Un progetto informativo, non a scopo di lucro, per opporre la forte propaganda dei media controllati dal Cremlino. Aveva chiesto aiuti finanziari ai governi europei, agli Stati Uniti e all’Ucraina. “Dicevano tutti che un canale del genere sarebbe stato utile, ma in pratica non si è fatto mai niente. La guerra però accelera le cose e ora finanzio il progetto con i miei soldi. Un progetto a basso costo”, racconta Ponomarev. È un imprenditore ed è stato vicepresidente del gigante petrolifero Yukos di Mikhail Khodorkovsky. Nel 2003, dopo avere annunciato la sua discesa in politica, Khodorkovsky è stato arrestato e condannato per evasione fiscale e appropriazione indebita. Si farà oltre dieci anni di prigione. La Yukos è stata smembrata e in parte incorporata in una compagnia petrolifera controllata dallo Stato attraverso un fedelissimo di Putin.

“Abbiamo diversi canali che ci permettono di avere accesso alle notizie. Abbiamo contatti con i militari, col presidente dell’Ucraina e anche una vasta rete informativa in Russia. Ci concentriamo soprattutto sul lato umanitario. Diamo voce agli storici, ai politologi”, aggiunge Ponomarev. Oltre ai live su YouTube, Utro Fevralya offre un vero e proprio servizio di notizie che diffonde su diverse piattaforme social (TikTok, Twitter, Facebook, VKontakte, il social russo simile a Facebook). “Ci concentriamo soprattutto su Telegram. Abbiamo creato canali dedicati a diverse città russe: Mosca, Samara, Novosibirsk etc.”. Telegram è una delle app social più popolari in Ucraina e Russia e attraverso questa piattaforma si possono raggiungere milioni di utenti.

I video mostrano una redazione con grigie pareti di cemento che la fanno somigliare a un bunker. “Lavoriamo vicino a Kiev, in un posto sicuro, segreto. Ricordo che io sono sulla lista delle persone che Putin vorrebbe eliminare. Quando abbiamo iniziato i nostri programmi, si preparava l’attacco alla città e bisognava trovare un posto sicuro. Ora vogliamo tornare in città e invitare gli ospiti in studio”, racconta Ponomarev. Gli ospiti, ora raggiunti via Skype, sono i migliori esperti e giornalisti russi e ucraini che raccontano non solo quello che sta succedendo in Ucraina, ma anche gli effetti economici della guerra in Russia. Ogni notizia di proteste è messa in evidenza per incoraggiare il popolo a scendere in strada. Nessun aspetto viene trascurato, anche quello dei giovanissimi soldati russi che vengono dalle regioni più povere del paese. In Russia, infatti, chi i soldi ce li ha paga per evitare il servizio militare. Molto interessanti le interviste ai sociologi che spiegano le diverse mentalità dei due paesi e il diverso modo di votare.

Secondo Ilya Ponomarev, però, una trattativa di pace non è più possibile: “No”, risponde, “la società ucraina, non parlo del governo, ma della società, vuole un solo scenario: liberare il territorio del paese. La gente sente che l’esercito ucraino ce la farà. Capisce che scorrerà ancora tanto sangue, ma vuole vincere. In un’atmosfera del genere non ci sono i termini per un accordo. Putin non vuole lasciare il paese senza prendersi il Donbass e soprattutto la Crimea. L’Ucraina non è d’accordo. In teoria il presidente Zelensky potrebbe scendere a un compromesso sulla Crimea, per esempio risolvere la questione nel giro di una quindicina d’anni, ma non più di questo”. Il Donbass è la regione nell’Est dell’Ucraina in cui i separatisti filorussi combattono dal 2014.

Ponomarev ritiene improbabile anche un colpo di stato per ribaltare il regime di Putin sia possibile: “L’élite è stanca della situazione. Sono tutti scioccati, ma ora non vedo nessuna alternativa politica. Non esiste un leader che, dopo Putin, potrebbe prendere le redini del paese”. Quando ci sarà un’alternativa politica ci saranno anche le proteste, spiega Ponomarev: “Se guardiamo la sociologia ufficiale, vediamo che un terzo dei russi è contro la guerra. Parliamo di circa 40 milioni di persone. Anche se in realtà quelli contro sono molti di più. Il problema è che queste persone sono passive. D’altronde cosa potrebbero fare? Scendere in strada disarmati e affrontare la polizia? Sanno che saranno picchiati, sbattuti in prigione. La protesta in un contesto del genere è solo morale, non politica. Quando apparirà un’alternativa politica — e prima o poi apparirà, perché c’è richiesta di questa alternativa — allora ci saranno le proteste e per Putin saranno tempi molto difficili”.

Qui il link al canale YouTube di Utro Fevralya

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