di Franco Failli

Fare ragionamenti che nascono dalla sofferenza e dalla morte di altri esseri umani è sempre qualcosa che fa nascere il dubbio di non averne il diritto. Dato che però non credo esista altro modo di evitare future sofferenze che quello di renderci tutti sempre più capaci di ragionare sulla nostra bestialità, ci provo lo stesso.

In questi giorni, non certo per la prima volta nella storia, sentiamo parlare di “crimini di guerra”. Ma cosa è un crimine di guerra? Leggiamo su Wikipedia:

Un crimine di guerra è una violazione punibile, a norma delle leggi e dei trattati internazionali, relativa al diritto bellico da parte di una o più persone, militari o civili. Ogni singola violazione delle leggi di guerra costituisce un crimine di guerra. I crimini di guerra comprendono (nella maggioranza delle interpretazioni) le violazioni delle protezioni stabilite dalle leggi di guerra ed anche il mancato rispetto delle norme e delle procedure di combattimento, come ad esempio l’attaccare quanti espongono una bandiera bianca indicante un cessate il fuoco o l’uso truffaldino della stessa bandiera bianca per dissimulare la condizione bellica, preparare e dare inizio ad un attacco. Viene tutelato anche l’uso dei segni distintivi della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale e degli altri segni protettivi. Comprendono anche gli altri atti contrari al diritto internazionale umanitario, quali il maltrattamento dei prigionieri di guerra o dei civili, sanciti dalle Convenzioni di Ginevra.

Non si devono quindi compiere atti “contrari al diritto internazionale umanitario”. Però, se si rispettano le regole, ci si può sbranare come belve, a colpi di cannone e di fucile d’assalto, nonché bombardare tutto il bombardabile, comprese intere città, che non possono essere ricoperte di bandiere bianche.

L’abbiamo visto accadere troppe volte, anche nel nostro paese, durante la Seconda guerra mondiale, con i bombardamenti di Napoli, Roma, Firenze, Milano, Civitavecchia, Ancona, Palermo, Livorno, Trieste, Bari, e ancora ovunque ci fosse un porto, una stazione, un aeroporto, un deposito di qualcosa di significativo. Quelli non sono stati crimini di guerra. Quelle migliaia di morti possono stare tranquilli.

Ma cosa succede nella mente di un onesto combattente, che ammazza “seguendo tutte le regole”, quando inquadra nel mirino altri esseri umani, ben sapendo cosa succederà loro quando premerà il grilletto? E’ possibile fare ciò senza che sia caduto e si sia preventivamente dissolto proprio quel senso di umanità che dovrebbe evitare di commettere “crimini di guerra”? E’ possibile ammazzare senza aver deciso, coscientemente o meno, che ciò cui si sta mirando è solo una cosa da distruggere, o tutt’al più un animale da abbattere?

Ma se questa è la condizione da raggiungere perché la guerra sia possibile, è lecito stupirsi se poi, una volta venuti a contatto con quei branchi di animali da sterminare, quegli stessi carnefici che li hanno ammazzati da lontano poi non hanno alcuna remora a continuare a straziarli selvaggiamente da vicino? E’ lecito gridare al “crimine di guerra” solo allora?

Credo sia giunto il momento di riconoscere che il vero e unico crimine di guerra è la guerra stessa.

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