Già a fine febbraio del 2020, quando si affacciava il covid in Lombardia, si era reso protagonista di una sortita social razzista contro Napoli in un post su Facebook.
Nove mesi dopo, in piena recrudescenza della pandemia, sempre sul social di Zuckerberg lamentò che “per salvare poche migliaia di vecchietti stiamo rovinando la vita di un sacco di giovani”, aggiungendo che “ormai questo piagnisteo sulle vittime ha stufato gli italiani”.
Ci ha riprovato anche qualche giorno fa in una storia su Instagram, sempre indirizzando il suo disprezzo per il capoluogo partenopeo.

Si tratta del consigliere comunale di Pavia Niccolò Fraschini, esponente della lista civica di centrodestra “Pavia prima”, già denunciato due anni fa per un post, poi rimosso, non certo suscettibile di travisamenti: “Noi lombardi veniamo schifati da gente che periodicamente vive in mezzo all’immondizia (napoletani et similia), da gente che non ha il bidet (francesi) e da gente la cui capitale (Bucarest) ha le fogne popolate da bambini abbandonati. Da queste persone non accettiamo lezione di igiene: tranquilli, alla fine di tutto questo, i ruoli torneranno a invertirsi”.

Nei giorni scorsi, Fraschini sul suo profilo Instagram, dove tra l’altro si professa “liberale, viaggiatore, sportivo e juventino”, ha lanciato un sondaggio, stavolta non cancellato, che ha rinfocolato l’indignazione generale: “Se una potenza straniera invadesse l’Italia, a quale città sareste disposti a rinunciare? E perché proprio Napoli? Fate la vostra scelta: Napoli o Napoli”.

Intervistato nella trasmissione “La Zanzara” (Radio24), il politico 36enne si giustifica non troppo convintamente che la sua è stata una boutade, ma, incalzato dai conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo, in un crescendo rossiniano di ammissioni e di dietro-front, sostiene: “Obiettivamente, se dovessi rinunciare a una città, quella sarebbe Napoli. Ma in senso ironico. Però, se fossi costretto, rinuncerei sicuramente a Napoli“.
“A me questo personaggio qui sembra di uno squallore unico – commenta Parenzo – Mi spiace che dei personaggi simili non abbiano neanche il coraggio di chiedere scusa a tutta la città di Napoli. Al posto suo io mi vergognerei e mi sotterrerei”.

Fraschini si appella al fatto che il suo profilo Instagram è privato e ribadisce che non sente il bisogno di chiedere scusa, ma Parenzo obietta: “Non c’entra nulla che sia privato o pubblico. Quella cosa è uscita ed è diventata di dominio pubblico. Io mi aspetto che lei si cosparga il capo di cenere, si nasconda in una grotta, dica che ha sbagliato e chieda scusa a Napoli“.

Io non mi vergogno assolutamente di una battuta – ripete il politico pavese – Credetemi, in Lombardia penso che diremmo tutti la stessa cosa. Io non vorrei rinunciare a niente, ma, se avessi una pistola puntata alla testa, rinuncerei a Napoli piuttosto che a Firenze“.
“Ma come si permette di dire una bestialità simile?”, insorge Parenzo.
“In pratica sta dicendo che Napoli non è Italia”, osserva Cruciani.
“Beh, insomma, passare da Milano a Napoli… – risponde Fraschini – Sinceramente vedo meno differenze tra Milano e Innsbruck che tra Milano e Napoli. E non solo io, ma qualsiasi persona di buon senso. Mi sembra che a livello di abitudini e di comportamenti, alcune volte, Napoli abbia peccato. Ma non lo dico solo io. Saranno luoghi comuni, ma sono fondati su dati reali. Hanno inventato il concetto di discriminazione territoriale solo per Napoli. Ditemi un’altra città per la quale si parla di ‘discriminazione territoriale’. Questa è un’anomalia che fa ridere”.

Alla domanda di Cruciani, che gli chiede se intende dimettersi, Fraschini è netto: “Per un’opinione non ci si dimette mai“.
“Lei è una persona sgradevole – rilancia Parenzo – Si sarebbe già dovuto dimettere. Ma lei si rende conto che ha un ruolo istituzionale?”.
“Ma perché dovrei dimettermi per un’opinione? – controbatte il politico – Quindi, non posso fare battute su Napoli”.
A chiusura dell’intervista, il Lucilio del nuovo millennio difende il suo diritto di fare battute e, rivolgendosi a Parenzo, chiosa: “Non si ritratta mai, è una regola base. Si rincara la dose”.

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