Su Il Fatto di venerdì un interessante intervento di Giovanni Valentini tocca un tema a me molto caro ma che immodestamente ritengo dovrebbe essere caro a tutti: ripensare il modello di sviluppo, che in breve tempo, grazie a pandemia e guerra in Ucraina (di guerre ce ne sono anche altre, come quella terribile in Yemen, ma non ci riguardano) viene palesemente messo in discussione. Dimodoché la sempre più evidente scarsità di beni e risorse dovrebbe indurre chi governa a prendere provvedimenti tesi a ripensare il nostro stile di vita.

È notizia del mese scorso (non divulgata dai media di regime) che quest’anno l’Overshoot day per l’Italia cadrà il 12 maggio: “Seppur il territorio italiano sia povero di risorse e di materie prime, l’Italia è uno dei paesi più ricchi al mondo e i consumi pro capite dei suoi abitanti superano il livello di equilibrio rispetto alle risorse prodotte dalla Terra e soprattutto rispetto ai frutti prodotti nel Belpaese”. Si dovrebbe operare per consumare meno e consumare meglio, e invece si fa di tutto per mantenere lo standard di vita attuale anche a costo di aumentare i consumi di materie prime. Basti pensare alla folle prospettiva di acquistare gas liquefatto dagli Stati Uniti tramite navi cargo per compensare la chiusura dei rubinetti con la Russia.

Si dovrebbe operare per consumare meno e consumare meglio, e invece già si prospetta un “liberi tutti”: meno vincoli per poter mantenere il nostro attuale standard di vita. Così si è espresso Draghi sul tema energia: “Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Il governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario”. Altro esempio: la guerra ha innescato, fra le altre crisi, quella dei mangimi per la zootecnia. Quale la nostra risposta? Anziché incentivare una revisione del nostro regime alimentare, mangiando meno carne “chiederemo all’Europa di svincolare in emergenza quei terreni dall’obbligo di rotazione delle colture previsto dalla Politica Agricola Comune, che attualmente limitano la semina del mais. Ma non basta. Insieme a questo dobbiamo consentire le importazioni anche dai Paesi che fanno uso di fitofarmaci in quantità superiori alle nostre come l’Argentina o che coltivano OGM come gli Stati Uniti”. Parola del sottosegretario Centinaio.

E che dire poi della decisione governativa di aumentare considerevolmente le spese militari? L’obiettivo è raggiungere il livello di spesa per la difesa che richiede la Nato, cioè il 2% del Prodotto interno lordo. Tradotto: circa dieci miliardi in più all’anno fino al 2027 destinato alla produzione di armi. Per non parlare del fatto che nulla si fa sul fronte del risparmio dell’acqua, pur a fronte dell’ormai evidente cambiamento climatico (nel nord Italia non piove significativamente dal lontano 8 dicembre).

Insomma, tutto deve continuare come prima, anzi peggio di prima, anche se a tutta evidenza non ce lo possiamo permettere. Del resto, il governo deve mantenere il consenso popolare. Per la carità, guai a parlare di decrescita, ma almeno introdurre nel lessico politico la parola “risparmio”, oggi come oggi sarebbe già una rivoluzione.

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Ucraina, da una crisi all’altra: bisogna eliminare ogni gas, non solo quello russo

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