Aveva 96 anni e nel 1942 era stato prima internato a Dortmund, poi deportato prima a Buchenwald, quindi nei campi di concentramento di Mittelbau-Dora e di Bergen-Belsen. È morto sotto le bombe di Kharkiv Boris Romanchenko, sopravvissuto ai campi di concentramento.

Considerato un prigioniero politico ucraino in quanto “comunista” sovietico, Romanchenko, secondo quanto riportato dal profilo Twitter del memoriale, è stato anche vicepresidente del comitato internazionale dei sopravvissuti ai campi di lavoro di Buchenwald e Dora. Il 96enne, scrive ancora il memoriale, “è morto venerdì a Kharkiv. Un bombardamento ha colpito l’edificio a più piani in cui viveva e il suo appartamento è andato a fuoco”.

Nato il 20 gennaio 1926 a Bondari, vicino a Sumy, fu catturato dai tedeschi nel 1942 e internato a Dortmund come prigioniero di guerra. Riuscì a fuggire ma fu ricatturato e deportato a Buchenwald nell’ottobre 1943. Qui fu costretto ai lavori forzato: obbligato a collaborare con i tedeschi alla realizzazione dei missili balistici V2 nella base di Peenemuende, fu poi trasferito nei campi di concentramento di Mittelbau-Dora e di Bergen-Belsen.

Dopo la guerra si impegnò a costruire una rete di aiuti per le ex vittime della persecuzione nazista in Ucraina. Come riporta anche il Twitter del memoriale, Romanchenko ha partecipato a diverse commemorazioni della Shoah e delle persecuzioni naziste. Spesso, come si vede in foto, ha indossato l’uniforme a righe con cucito il triangolo rosso che distingueva gli internati politici.

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