di Solange Pichler

La dipendenza si paga sempre e l’Italia è ancora dipendente da tutti e quasi per tutto. E’ dipendente dall’estero per l’energia, ma non solo, si è dimostrata anche dipendente dal punto di vista politico, completamente appiattita sulle posizioni Nato, basate su un patto atlantico che ancora si rifà agli schemi della seconda guerra mondiale. Oggi tra le notizie su rincari di ogni tipo, partiti ben prima dello scoppio del conflitto ucraino e per questo chiaramente frutto di speculazioni, e con la televisione che ci rimanda immagini a noi evidentemente più comprensibili rispetto a quelle di tanti altri conflitti, è necessario intervenire per spezzare vecchie catene.

L’attuale situazione ricorda il gioco delle scatole cinesi: gas, Nato e Russia sono elementi strettamente correlati tra loro, o almeno così ce li vogliono vendere. Ma questa correlazione ha portato allo scoppio di una guerra, una delle tante. Ce ne sono almeno altre venti sul pianeta al momento ma siamo onesti, quella in Ucraina ci sembra molto più vicina. Forse le rappresentazioni dei buoni e dei cattivi in questa vicenda richiamano in noi scenari noti, che le nostre posizioni filo atlantiste in questi decenni non hanno fatto altro che confermare e dare loro nuova linfa.

Come mai non c’è stata analoga partecipazione da parte dell’opinione pubblica occidentale alla guerra nell’ex Jugoslavia? Il contesto era diverso. La nostra cultura a base cristiana non è riuscita ad empatizzare con una guerra etnica che vedeva coinvolte persone, anche nel loro caso molte donne e bambini, non cristiani? Può essere. Eppure quella guerra era vicinissima da un punto di vista geografico, molto più di quella ucraina. Ma la Jugoslavia non rappresenta un nodo strategico energetico o forse non eravamo ancora così consapevoli della strategia Nato di espansione fino alle porte di Mosca.

Se estraessimo dal gioco le scatole e iniziassimo a metterle in fila al posto delle parole gas, Nato e Russia comparirebbero indipendenza energetica, autonomia e libertà. Oggi possiamo essere coerenti e dare ognuno il proprio contributo per spezzare la catena di pratiche vetuste e negative sotto ogni punto di vista. Piccoli grandi cambiamenti che faranno la differenza nella vita di ognuno e nel proprio modo di pensare e i cui benefici si proietteranno sulla comunità. Rinunciamo all’auto privata per prediligere i sistemi della pool car, la mobilità dolce (bici e monopattini) e del trasporto pubblico locale. Cambiamo gestore energetico preferendo fornitori nella cui gestione rientrino le comunità energetiche con energie completamente rinnovabili.

Oggi è più che mai necessario uscire dalla mentalità del limitare i danni per abbracciare pratiche totalmente nuove.

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