L’approvazione del disegno di legge sul suicidio assistito da parte della Camera dei Deputati rappresenta comunque un passo avanti nella lunga e faticosa marcia verso il diritto dei malati senza speranza di guarigione di ottenere l’eutanasia, già legittima – in varie forme – in tanti paesi europei. E’ questo il giudizio dei dirigenti della Associazione Luca Coscioni, che per molti anni – dopo aver presentato una loro proposta di ddl sulla eutanasia e aver ottenuto la nascita di un nutrito “Intergruppo” di parlamentari favorevoli alla stessa proposta – si sono battuti, con manifestazioni a Montecitorio e scioperi della fame, per evitare che il ddl non venisse nemmeno esaminato dalla Camera.

“Nonostante i passi indietro della proposta di legge rispetto alla stessa sentenza ‘Cappato’ della Corte costituzionale e la bocciatura degli emendamenti per una piena legalizzazione dell’eutanasia, l’approvazione del testo alla Camera rappresenta un passaggio positivo”, dicono dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretario Nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. “Finalmente il Parlamento dà segno di voler provare ad assumersi le proprie responsabilità. Non sarebbe mai accaduto senza il coraggio di persone come Piergiorgio Welby, Fabiano Antoniani e Davide Trentini, che resero pubblica la loro scelta, senza le disobbedienze civili e senza 1.240.000 persone che hanno firmato il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia attiva facendo emergere una profonda consapevolezza e volontà popolare”.

E ha ben sintetizzato aspetti positivi e limiti in un articolo sul Riformista Matteo Mainardi, che nella Associazione Coscioni segue costantemente i lavori del Parlamento sui temi di interesse della stessa Associazione. “Non ci facciamo illusioni”, aggiungono Gallo e Cappato. “Siamo ben consapevoli della difficoltà che rappresenta il passaggio al Senato, nonché degli effetti discriminatori del testo nella versione attuale, che esclude dalla possibilità di accedere all’aiuto a morire i pazienti ‘non tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale’” (come ad esempio solitamente sono i malati terminali di cancro e alcune malattie neurovegetative). È per questo indispensabile che la legge sia immediatamente calendarizzata al Senato e per questo ci mobiliteremo nelle piazze italiane dall’8 al 10 aprile.

Al Senato sarà poi necessario superare le odiose discriminazioni previste dalla legge così come approvata in prima lettura dalla Camera. Ci appelliamo ai gruppi che hanno votato a favore perché immediatamente iscrivano all’ordine del giorno la legge, in modo da accelerare il necessario processo migliorativo di un testo che riprenda quanto sancito dalla Consulta, rispondendo all’invito di tutelare le persone più fragili; e – aggiungiamo noi sulla base dell’esperienza quotidiana dell’Associazione – non si discrimini chi non rientra nelle condizioni previste dal testo uscito dalla Camera oggi. “In ogni caso – concludono Gallo e Cappato – noi continueremo le nostre azioni nonviolente di disobbedienza civile in aiuto a quei malati esclusi dal diritto di essere liberi di scegliere fino alla fine della loro vita. E in questi giorni a Varsavia, con il Congresso di Eumans Cittadini europei per la democrazia e lo sviluppo sostenibile, apriremo anche il fronte transnazionale di questa lotta, con la proposta di un testamento biologico europeo“.

Dunque sarà forse necessario, per ottenere che il Senato proceda con celerità all’esame della legge, tornare a manifestare in piazza, con i tanti cittadini che sono favorevoli ad una legge che consenta a tutti i malati senza speranza di guarigione di ottenere quella che Piergiorgio Welby definì – con una espressione di grande efficacia – “una morte opportuna”.

E fra le tante ragioni in favore della legalizzazione della eutanasia sarà opportuno ricordare un dato dell’Istat che io “scoprii” quando mio fratello Michele, malato terminale di eutanasia, non trovando un medico disposto ad aiutarlo a morire, decise di porre fine alle sue sofferenze gettandosi dal quarto piano (così come fecero Mario Monicelli e Carlo Lizzani, i cui congiunti sostengono da anni le battaglie della nostra Associazione). Ogni anno – ci dice l’Istat in una tabella cui non viene dato alcun risalto e che la maggioranza dei giornalisti ignorano – circa mille malati si suicidano. Fra i modi più comuni, l’impiccagione e quella che con linguaggio burocratico viene definita la “precipitazione”.

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