di Mario Bencivenni, vicepresidente di Italia Nostra Firenze

Il 9 marzo scorso, nel salone dei Cinquecento del Palazzo Comunale di Firenze, il sindaco Dario Nardella ha allestito un grande evento mediatico per illustrare il progetto vincitore del Concorso internazionale di idee per la riqualificazione dello Stadio Franchi e dintorni. Un evento che ha richiamato più lo scenario del Festival di Sanremo che un’occasione per informare la cittadinanza della complessità di un progetto di restauro di questa importanza. All’evento fiorentino, ironia della sorte, era presente un parterre di plaudenti invitati che, a parte qualche rara eccezione come quella del Soprintendente Andrea Pessina, era composta da personaggi che fino a pochi mesi fa avevano con forza sostenuto l’abbandono o l’abbattimento dello Stadio Franchi progettato da Nervi (come conferma l’ampia e puntuale documentazione consultabile nel blog della sezione fiorentina).

Sugli esiti del Concorso di idee, per quel poco che è stato permesso di vedere dai sintetici rendering resi pubblici, è sufficiente richiamare il giudizio puntuale del comunicato stampa della sezione fiorentina di Italia Nostra: soddisfazione per la soluzione minimalista che risolve i problemi di adeguamento funzionale dello stadio Franchi senza manomettere la sua struttura originaria; seria preoccupazione e sconcerto per quanto proposto per la riqualificazione dell’area adiacente della cosiddetta “Campana del Campo di Marte”. Si tratta di quell’area prevista da Giuseppe Poggi, nel suo piano di ingrandimento di Firenze, come grande spazio verde per le esercitazioni militari e che nei decenni successivi, grazie proprio a queste sue servitù militari, è stata preservata dalla intensa edificazione che ha caratterizzato nel ‘900 quel quadrante della città e quindi confermata in tutti gli strumenti di governo del territorio come grande polmone destinato a verde pubblico e a impianti sportivi.

Per comprendere meglio questo giudizio e gli esiti del concorso però è utile ricordare alcuni fatti. Nel dicembre 2019 è stata la sezione fiorentina di Italia Nostra, assieme a un comitato di cittadini, a sostenere le posizioni dalla locale Soprintendenza per la conservazione dello stadio monumentale di Nervi e il suo possibile adattamento ai nuovi standard richiesti per ospitare le squadre di calcio del campionato di serie A. Italia Nostra suggeriva di salvaguardare lo stadio come “monumento vivo”, attraverso un’operazione parallela di restauro e conservazione da una parte e addizione di una parte nuova e distinta dall’altra.

Se il sindaco e la Giunta di Firenze avessero accolto subito questo suggerimento oggi saremmo forse già alla fase esecutiva del progetto. Invece, si sono adoperati prima a predisporre un bando di avviso pubblico per la vendita dell’area della Mercafir (i mercati annonari generali di Firenze ubicati a Novoli) perché il presidente della Fiorentina vi realizzasse un nuovo stadio, poi a fare approvare al Parlamento italiano il famigerato art. 55bis, un articolo di legge dal possibile profilo di incostituzionalità.

Nel dicembre 2020, forti di questo successo, il patron della Fiorentina, Rocco Commisso col sindaco di Firenze chiedevano alla Direzione generale del MiBAC di indicare quali parti dello stadio Franchi potessero essere demolite. La Direzione generale del MiBAC, in un articolato parere, riproponeva quanto già indicato dal soprintendente Pessina e inoltre smentiva clamorosamente la versione, fornita dagli uffici tecnici comunali, circa i presunti gravi problemi strutturali dello stadio di Nervi. Tale parere costituisce una vittoria del fronte delle ragioni della tutela che da Italia Nostra si era andato intanto sempre più allargando ad autorevoli esponenti della cultura accademica italiana e internazionale, a istituti che operano nel campo della tutela dell’architettura moderna e ancora alla Fondazione Nervi di Bruxelles. Giusta quindi l’azione del ministro Franceschini di reperire e mettere a disposizione le risorse finanziare necessarie al restauro/restyling di uno stadio monumentale di proprietà pubblica (95 milioni di euro).

Avocando a sé la redazione del bando di concorso, il sindaco di Firenze e la sua giunta hanno incluso nel progetto anche la riqualificazione dell’area adiacente del Campo di Marte, con nuove consistenti quote di edificato a destinazione commerciale, ricettiva e direzionale, palesemente in contrasto con i vigenti strumenti urbanistici. Un altro esempio della spregiudicata prassi tendente a favorire la rendita fondiaria a scapito degli interessi collettivi e della tutela. E non è un caso che questa parte del concorso, ispirata ai valori della cosiddetta Stadium economy ormai sempre più criticata, sia la parte per la quale non esiste nessuna certezza di finanziamento, anzi solo un ipotetico project financing tendente a favorire, come al solito, interessi privati. Purtroppo, non vorremmo essere delle Cassandre, ma è facile prevedere che questa parte urbanistica del progetto causerà opposizioni, intoppi e ritardi che non saranno attribuibili alle ragioni della tutela, ma solo alle ambiguità amministrative della Giunta del Comune di Firenze.

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