Con Moravia, suo compagno di vita per 15 anni, Dacia Maraini è stata una delle amiche più strette di Pier Paolo Pasolini, al quale dedica ora un libro in forma epistolare, come appare fin dal titolo “Ciao Pier Paolo”.

La Maraini ricorda i momenti salienti della vita di Pasolini, fino alla sua tragica morte. E fa il ritratto di un uomo mite ed arrendevole (“Non l’ho mai sentito pronunciare una parola rabbiosa o visto fare un gesto di stizza”). Eppure Pasolini, per le sue posizioni politiche e sociali, appariva a molti come un uomo rancoroso e tendente alla violenza e alla pornografia, tanto da meritarsi una copertina del “Borghese” e decine di denunce (oscenità, perversione, offesa alla religione, benché si professasse cristiano).

Pasolini non era “comunista”, non parlava di operai ma di “umili”. E in occasione di un violento scontro fra studenti universitari e poliziotti, a Valle Giulia, prese le parti di questi ultimi, sottolineando le loro origini popolari e i loro poveri stipendi. Non era comunista ma anarcoide, non parlava di operai ma di “umili”. E’ certo che odiava soprattutto la borghesia. Come scrive nel “Sogno del centauro”: “Nutro un odio viscerale profondo, irriducibile, contro la borghesia, la sua sufficienza, la sua volgarità, un odio mitico o, se si preferisce, religioso”. Anche la Maraini – come molti all’epoca – non crede alla versione “ufficiale” della morte di Pasolini, avvenuta a Ostia nella notte fra il 1° e 2 novembre del 1975. Il presunto assassino, Pino Pelosi, era un ragazzino, Pasolini un uomo robusto ed allenato. All’epoca, si fece anche l’ipotesi di un delitto politico: Pasolini avrebbe saputo chi aveva voluto la morte di Mattei e avrebbe inteso rivelarlo in un romanzo dal titolo “Petrolio”. Ma questo resterà per sempre un mistero, in un’epoca che vide morire più o meno misteriosamente ministri come Antonio Bisaglia e presidenti di grandi enti pubblici come Pietro Sette.

La Maraini ricorda anche, con tenerezza, di un innamoramento di Pasolini per Maria Callas: “Di Maria hai scritto poco, ed è un peccato. Io ho assistito al tuo innamoramento, di cui tu stesso ti stupivi. Forse per questo non ne hai scritto: le tue teorie sulle scelte omosessuali sarebbero diventate troppo complicate e contraddittorie?”. Tenere e commoventi le pagine del libro sull’amore di Pasolini per la madre, che lo avrebbero portato alla omosessualità: “Ogni manifestazione del rapporto con tua madre ti toccava talmente in profondità che si aveva l’impressione di ferirti solo ad accennarvi”. Ma poi la Maraini ricorda che Pasolini, nella sua maturità, era tornato indietro su quella idea dell’amore per la madre, “azzardando l’ipotesi che fu invece l’attrazione per un padre amatissimo nei primi anni della tua infanzia a segnare per sempre le tue scelte sessuali”. E aggiunge: “Averlo visto nudo, avere fissato uno sguardo non più innocente su quel pene paterno che improvvisamente ti appariva come dotato di una vita propria, oscura e delirante, tu dici, ti ha marcato nel tuo essere uomo”.

Molto gradevoli le pagine dei frequenti viaggi in Africa con Moravia, la Maraini ed altri intellettuali (in qualche occasione anche Maria Callas, che Pasolini – secondo l’autrice – avrebbe amato, così come avrebbe amato Laura Betti: “purché il sesso rimanesse chiuso fuori dalla porta sacra del tuo corpo”). Ricco di spunti e di personaggi, il libro ricorda tante storie d’amore nel mondo del cinema e della letteratura, a partire dall’innamoramento di Elsa Morante per Luchino Visconti. E ci fa un po’ rimpiangere quegli anni in cui il mondo della nostra letteratura era più ricca ed avvincente di quella di oggi.

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