Nell’acquisto del palazzo di Londra, “secondo una stima aggiornata, le perdite della Santa Sede ammontano a 217 milioni di euro”. È quanto ha affermato il promotore di giustizia aggiunto, Alessandro Diddi, nell’ottava udienza del processo penale sugli investimenti finanziari della Segreteria di Stato. Udienza nella quale sono terminati gli interventi preliminari delle parti, nell’attesa ora della decisione del Tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Pignatone. A seguito delle numerose eccezioni delle difese, in particolare sulla nullità del processo per deposito parziale degli atti, Diddi ha replicato che questa “è una strumentalizzazione per distogliere l’attenzione sul merito delle questioni”. Aggiungendo: “Il nostro obiettivo è di fare un processo il più possibile aderente alle regole. Molte delle questioni sono tutto, fuorché di carattere procedurale. Siamo sereni per il nostro operato e ringraziamo la polizia giudiziaria che ha fatto l’impossibile”. Nella giornata del 1 marzo, il Tribunale vaticano emanerà un’ordinanza su tutte le eccezioni presentate dai legali dei dieci imputati, tra cui il cardinale Angelo Becciu.

In aula, la difesa del finanziere Raffaele Mincione ha ribadito la richiesta di nullità parlando di “eclatante assurdità e insostenibilità” in merito alla presunta scelta dell’accusa di depositare soltanto parzialmente gli atti: “Si tratta di un sequestro nel sequestro, di un’incredibile brutalità. Il Tribunale rassicuri che tale idea non abbia cittadinanza nello Stato della Città del Vaticano”. Anche il legale dell’avvocato Nicola Squillace ha invocato la nullità segnalando “incongruenze” nelle notifiche ricevute per l’interrogatorio del suo assistito, che, ha precisato, “da anni non risiede più in Italia, ma a Londra, ha chiuso la partita Iva e non esercita più l’attività professionale di avvocato nel nostro Paese”.

La difesa di Fabrizio Tirabassi, ex dipendente della Segreteria di Stato, ha chiesto la nullità del processo per “derogata giustizia”, cioè per omesso deposito degli atti. Si tratta di “divieti illegittimi che impediscono i diritti della difesa. La parzializzazione degli atti è inammissibile”, ha aggiunto l’avvocato di Tirabassi riferendosi agli omissis presenti nel fascicolo relativo all’interrogatorio di monsignor Alberto Perlasca, il testimone chiave dell’accusa. Negli uffici della Segreteria di Stato, ha fatto presente il difensore, “sono stati sequestrati un centinaio di scatoloni di documenti, 39 dei quali nell’ufficio di Tirabassi: non sappiamo dove possano essere”. Sempre nella Segreteria di Stato, ha reso noto ancora il legale, “sono stati sequestrati più di due milioni e mezzo di documenti, di cui sono state fatte copie informatiche e non copie forensi. Anche se le copie forensi non sono previste in Vaticano, ci sono regole anche nel processo”.

Per quanto riguarda le parti civili, è intervenuto l’ex presidente della Corte costituzionale, Giovanni Maria Flick, a nome dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, facendo notare come “questo processo dura da sette mesi e un giorno esclusivamente per le fasi preliminari e procedurali”. Per il giurista ciò ha dato luogo “a un’attività speculativa che ha procurato ingenti perdite per la Santa Sede”. Flick ha affermato, inoltre, di essere convinto che l’ipotesi di nullità del processo è infondata. Anche per l’avvocato che tutela l’Autorità di supervisione e informazione finanziaria della Santa Sede il procedimento “ha gettato forte discredito” sull’autorità vaticana: “Costituirsi come parte civile è un dovere naturale, viste le ricadute reputazionali e i danni di immagine”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche i legali della Segreteria di Stato e dell’Istituto per le opere di religione, per i quali le eccezioni di nullità sono inconsistenti.

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