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The Andy Warhol Diaries, così è stata ‘clonata’ la voce dell’artista. Il regista Andrew Rossi: “Lui sognava di ‘essere una macchina’”

"Andy ha ammirato il fatto che "le macchine hanno meno problemi", diceva di "provare sentimenti, ma vorrei non averli"", le parole del regista a Entertainment Weekly

di F. Q.

The Andy Warhol Diaries è una serie di documentari disponibili su Netflix che raccontano la vita dell’artista, dall’infanzia a Pittsburgh, alla Factory e fino agli anni ’80 e la storia con Basquiat. Andrew Rossi, il regista (le sei puntate sono prodotte da Ryan Murphy) ha raccontato a Entertainment Weekly com’è stato possibile riprodurre la voce dell’artista attraverso l’intelligenza artificiale. Nel documentario, infatti, c’è anche la lettura dei diari di Warhol, con la sua voce (o quella che sembra tale). Una collaborazione con la società Resemble AI è servità per ralizzare un algoritmo di sintesi vocale. Le battute sono state recitate e poi trasformate in voce digitale: “Sentivo che la voce dell’IA avrebbe onorato due tratti distintivi della vita e della pratica artistica di Andy, derivanti dal suo desiderio di ‘essere una macchina‘ – ha spiegato Rossi – Andy ha ammirato il fatto che “le macchine hanno meno problemi”, diceva di “provare sentimenti, ma vorrei non averli”. Durante la sua vita si è persino fatto trasformare in un robot e in un ologramma e ha detto: “il motivo per cui dipingo in questo modo è che voglio essere una macchina”. Quindi ho pensato che clonare la voce di Andy potesse funzionare come un ritratto warholiano e la Fondazione ha approvato”.

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