di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Dopo un comizio De Gaulle fu avvicinato da un supporter che gli disse: “Mio generale, morte ai cretini!” Il generale rispose: “Programma troppo ambizioso!”.

Mi è venuto in mente questo aneddoto seguendo il congresso di Azione. Sono rimasto impressionato dal manifesto che porta la firma di Carlo Calenda. Non c’è solo la morte di quelli che per lui sono i cretini, populisti e sovranisti, ma c’è tutto. Dalla giustizia sociale alla scuola, dalla creazione dell’Europa federale alla sconfitta del cinismo. Manca solo, a voler essere pignoli, la fine della fame nel mondo e la pace universale. Però qualche dubbio mi rimane, a partire dall’incipit: “Nessuna maledizione ci condanna a dover scegliere tra i disastri dei populisti e quelli dei sovranisti.” A quanto mi risulta i populisti e sovranisti, che mi è parso di capire Calenda identifichi nel M5S e nella Lega, ma non in quella buona di Giancarlo Giorgetti, hanno governato il paese solo dal 1° giugno 2018 al 5 settembre 2019. Poi c’è stato un governo solo per metà populista e poi l’odierna ammucchiata generale.

Quindi credo che il grande successo elettorale del M5S del 2018 e il buon risultato della Lega siano stati la conseguenza e non la causa dei disastri in cui si trova il paese. In aggiunta mi risulta che il 2019, ultimo anno Covid free, sia stato il migliore in termini di rapporto deficit/Pil (-1,5 %) degli ultimi 20 anni dopo il 2007 (-1,3%). Potrei continuare con un insieme di indicatori sull’aumento delle povertà, delle disuguaglianze e della precarizzazione del lavoro che hanno avuto un fermo solo nel 2019. Senza contare che a partire dai primi anni ’90 sono stati cancellati, o quasi, tutti gli investimenti pubblici, si sia svenduto tutto il vendibile, dalle autostrade alla Sip e via cantando. Insomma, la gestione del paese è stata come quella di una azienda priva di strategia di mercato e di prodotto, che non investe, svende i propri asset, licenzia il personale e poi dà la colpa ai sindacati se porta i libri in tribunale.

Quando leggo “Siamo diventati una nazione profondamente ingiusta: con i giovani, con le donne, con le persone bisognose di assistenza, con chi vive al Sud” ebbene, caro Calenda, concordo, ma lo siamo diventati prima che arrivassero i sovranisti e populisti, quando governavano i Monti e i Renzi e, in periodi meno recenti, i Prodi e i Berlusconi. I primi hanno prodotto il Jobs act e la cancellazione dell’articolo 18, oltre a tagli di spesa indiscriminati alla scuola, ricerca, sanità. I secondi cancellarono infrastrutture essenziali, come la Lauria-Candela al Sud. Primi e secondi però sempre coadiuvati da Mario Draghi. Ovviamente la propaganda dei giornali di sistema è stata completamente diversa.

Con tutta franchezza, un leader politico che confonde in modo così vistoso e rozzo i nessi di causalità mi pare inadeguato, a dispetto di cotanta ostentazione di spocchia immotivata. In aggiunta leggo “Eppure oggi il voto è sempre meno convinto e sempre più spesso motivato solo dall’odio verso gli avversari.” In altra sede Calenda dichiara: “M5S? La più grande truffa della politica italiana. Deve scomparire”. Chi fa il seminatore di odio?

Uno che scrive nel manifesto “L’Europa oggi non funziona perché è l’Europa delle nazioni e non quella delle istituzioni comuni” poi chiede il Mes? Già, perché non c’è nessuna istituzione che rappresenti di più l’Europa delle nazioni della Bce e del Mes. Occorrerebbe invece chiedere, insieme alla fondazione Delors e come chiedeva David Sassoli, che queste istituzioni vengano poste sotto la giurisdizione del Parlamento Europeo, l’unica istituzione democratica e comune che c’è oggi in Europa. Mes e Bce sotto l’egida del Parlamento non avrebbero mai compiuto lo scempio di umanità e democrazia fatto con la Grecia.

La mia sensazione è che a Calenda, come a Draghi, faccia un poco schifo la democrazia e trovi disdicevole chiedere i voti a questi italiani che poi votano come gli pare.

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