Il bosco è un ecosistema naturale stabile e produttivo, che permette alle piante di crescere molto e le forme di vita animali e vegetali vivono in equilibrio, mentre il terreno si mantiene fertile e ricco. Da questa semplice osservazione sorge spontanea una domanda: possiamo imitare il bosco, inserendo però piante che ci interessano, da cui possiamo aspettarci un raccolto?

Questo è proprio l’approccio della Food Forest, un metodo di coltivazione che mira a ricreare gli equilibri che abbiamo nella foresta, con però piante da frutto. Si tratta di un sistema molto differente dal frutteto tradizionale, perché non richiede manutenzioni classiche come potature o trattamenti.

Nasce con l’idea di autoconsumo, ossia di rispondere ai bisogni di una famiglia o di un gruppo di persone, non è applicabile a logiche di agricoltura da reddito. I frutti non maturano tutti insieme, rendendo comoda la raccolta su vasta scala, ma sono distribuiti nel tempo perché si abbia sempre in tavola frutta fresca, non ci interessa avere un raccolto perfetto per pezzatura e aspetto, ci interessa ottenere alimenti nutrienti e saporiti.

La Food Forest si ispira alla natura e può offrirci un raccolto ottenuto in modo sostenibile, in coerenza con i principi della permacultura.

Perché il bosco commestibile venga realizzato e raggiunga una sua autonomia serve una buona progettazione, che prevede di piantare le piante su diversi livelli. Nel bosco infatti troviamo alberi grandi, ma anche piante medie, cespugli, specie lianose rampicanti e specie erbacee di sottobosco.

La concimazione si può evitare se le piante crescono in sinergia: serviranno specie tappezzanti che coprono il suolo per tenerlo riparato, piante azotofissatrici capaci di arricchire il terreno di azoto (come le leguminose), piante da radice che sappiano reperire nutrienti minerali in profondità e portarli verso la superficie, dove poi saranno a disposizione di altre piante.

La biodiversità è la vera garanzia di stabilità dell’ecosistema: più elementi sono presenti e più entrando in relazione tra loro si avrà un equilibrio, dove ogni specie vivente trova il suo posto, e anche i suoi predatori a limitarla. Solo in questo modo possiamo limitare i trattamenti contro i parassiti e le patologie.

In Food Forest sono particolarmente utili le varietà antiche e i frutti dimenticati, piante che venivano coltivate dai nostri nonni, quando non venivano usati prodotti contro le malattie e che sono quindi state selezionate per essere resistenti con maggior autonomia.

Per realizzare una Food Forest serve un appezzamento di una certa dimensione, ma questa affascinante filosofia di ambiente naturale si può replicare anche in piccolo, creando dei “giardini commestibili” e perfino realizzando una siepe perimetrale biodiversa, in cui inserire non una sola specie ma diverse piante che possano dare frutto.

Articolo Precedente

Mugello, 7 pale eoliche bloccate tra leggi nazionali, europee e regionali: ecco il simbolo della transizione energetica nel pantano della burocrazia

next
Articolo Successivo

Riciclo, report della Commissione: “Italia la più virtuosa in Ue”. In Europa ogni anno prodotte 5,2 tonnellate di rifiuti a persona

next