Avrebbero potuto fare tamponi ai cittadini lombardi, sgravando le interminabili code dei mesi scorsi. Invece hanno passato un anno a scrivere mail all’assessore al Welfare Letizia Moratti. Che non ha mai risposto, nemmeno quando Omicron ha mandato in tilt il sistema e farsi un tampone era diventata un’impresa impossibile. Le cinquecento parafarmacie della Lombardia chiedevano di essere arruolate per i test rapidi, avendo i requisiti professionali e offrendo le condizioni idonee. Un contributo che in regione avrebbe aumentato il servizio in modo considerevole. Eppure nessuno ha risposto all’offerta. Si è dovuto attendere il 18 gennaio perché il Consiglio regionale approvasse una mozione per estendere i tamponi alle parafarmacie. Ma al voto consiliare segue ancora una volta il silenzio. E adesso i farmacisti di parafarmacia temono che si voglia insabbiare la mozione. E scrivono un’ennesima sollecito.

L’argomento sembra recente, almeno quanto la bocciatura in Parlamento di un emendamento al decreto Covid per consentire alle parafarmacie di diagnosticare il contagio da Sars-Cov-2. Era il 12 gennaio e centrodestra e Italia Viva votavano contro la proposta di Leu-Ecosolidali. Sei giorni dopo, il Partito democratico e il Movimento 5 stelle lombardi portano in Consiglio regionale due mozioni sul tema. La proposta del Pd non passa, quella del M5s sì, e con i voti della maggioranza di centrodestra che governa la Regione. La mozione dà mandato alla giunta del presidente Attilio Fontana e della sua vice Moratti, di attivarsi per rendere operative le parafarmacie. Da quel giorno sono passate tre settimane, ma tutto è rimasto fermo. Tanto che ieri Lucia Sterni, la rappresentante regionale dell’Unaftisp (Unione nazionale farmacisti titolari di sola parafarmacia), ha dovuto inviare una lettera alla Regione per sollecitare i vertici. E in attesa di risposte, racconta di aver già scritto molte altre lettere. Tante da dover tornare indietro di un anno, al gennaio del 2021.

L’anno scorso inizia mentre volge al termine la seconda ondata, che travolge anche l’assessorato al Welfare, dove Fontana chiama la Moratti a sostituire il forzista Giulio Gallera. È allora che Sterni manda alla neoassessora una prima mail. “Per proporre un incontro ed esporle quella che è l’attività dei farmacisti che lavorano in parafarmacia”, spiega, lei stessa titolare di un esercizio a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. La mail non ottiene risposta, e così le successive. L’ennesima, Sterni la spedisce a dicembre, mentre la Moratti incontra i leader del centrodestra in vista di una possibile candidatura al Quirinale e la pandemia costringe centinaia di migliaia di persone a mettersi in coda al freddo, fuori dagli ospedali o davanti alle farmacie. Prima di Natale la Lombardia arriva a processare più di 200mila tamponi al giorno. Numeri che rallentano la piattaforma informatica regionale, come l’Ordine dei medici denuncerà a più riprese parlando di “sistema ormai ingestibile”. È in quelle ore che le parafarmacie lombarde rilanciano all’assessora l’offerta del loro contributo, che secondo diverse stime aumenterebbe la capacità diagnostica del 20%, decongestionando la situazione. Ma nonostante l’emergenza, alla mail non segue risposta. E così per quella inviata il 10 gennaio 2022.

Il 18 gennaio il Consiglio lombardo approva la mozione del consigliere M5s Gregorio Mammì, che quel giorno parla di “enorme successo”. Oggi invece è pessimista: “Temo che la questione non si risolverà a breve, che manchi la volontà politica”, commenta a oltre tre settimane dal voto. E spiega che la mozione dava mandato alla giunta per un immediato confronto in conferenza Stato-Regioni o direttamente col ministero della Salute per fare tutto al meglio. E che “non c’è bisogno di leggi o atti di giunta, basta un passaggio burocratico tra Welfare e le ATS del territorio, l’autorizzazione di un protocollo per rendere operative le parafarmacie”. Salvo aggiungere che “novità ancora non ce ne sono”. L’unica è che la Moratti risponde finalmente alla mail di Lucia Sterni, inviata dopo l’approvazione della mozione. Ma solo per dirle di rivolgersi al direttore generale del Welfare, Giovanni Pavesi, che la risposta dell’assessorato mette in copia. Lo staff dell’assessora Moratti, contattato da ilfattoquotidiano.it, ha chiesto una domanda scritta alla quale però non mai ha risposto.

Il 4 febbraio il dg Pavesi incontra la rappresentante di categoria, ma esprime una serie di perplessità sui requisiti tecnici, organizzativi e strutturali delle parafarmacie. Come sulla validità della mozione in quanto discussa unitamente a un’altra, quella del Pd, che però non è stata approvata. Insomma, dubbi sull’effettiva volontà espressa del Consiglio. “Una scusa, per non dare un dispiacere a farmacie e Federfarma, che nell’apertura alle parafarmacie vede una parificazione che non vuole”, commenta il consigliere Mammì. Per rispondere alle perplessità del direttore Pavesi, la rappresentante dell’Unaftisp si rimette a scrivere. La lettera al direttore generale inviata la mattina del 10 febbraio è firmata anche dalla Federazione nazionale parafarmacie italiane, dal Movimento nazionale liberi farmacisti, dalla Confederazione nazionale libere parafarmacie italiane e da Federfardis, la Federazione farmacisti e disabilità. E ricorda come nelle parafarmacie la presenza di farmacisti è obbligatoria, che questi sono iscritti all’Ordine come tutti gli altri.

“Siamo soggetti a tutti i controlli e alle ispezioni, abbiamo il codice univoco di tracciabilità del farmaco e siamo già connessi al sistema informatico regionale per comunicare l’esito dei test”, spiega Sterni. Che ricorda come le farmacie hanno l’esclusiva per l’erogazione dei tamponi, “ma che non sono obbligate a farlo e non tutte lo fanno”. La lettera arriva poi a citare i regolamenti del Consiglio regionale per fugare i dubbi sulla mozione, confermandone la validità. “Sperando dunque di avere sciolto i nodi più dirimenti, attendiamo un Suo riscontro e se possibile la Sua disponibilità ad un altro incontro che chiarisca se i cittadini lombardi potranno contare in tempi rapidi sulla stesura della delibera necessaria per poter accedere ai tamponi anche presso le 500 parafarmacie della regione”, conclude la mail.

IL DISOBBEDIENTE

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