Una equipe internazionale composta da alpinisti e guide di montagna ha provato a recuperare il corpo di Corrado Pesce, novarese di 41 anni e alpinista italiano travolto da una valanga a fine gennaio: con il collega argentino Tomas Aguilo stava scalando il Cerro Torre, ad oltre 3 mila metri di quota.

La salma al momento si trova sul versante orientale del Cerro Torre, nella Patagonia Argentina. Il tentativo è fallito e per il responsabile dell’operazione della commissione di soccorso di El Chaltén “sarà impossibile recuperare i resti dell’alpinista italiano nelle prossime settimane”.

L’equipe ha sorvolato nove volte l’area dell’incidente che ha coinvolto Pesce, utilizzando dei droni: in questo modo sono stati minuziosamente controllati la parte inferiore della parete del Cerro Torres interessata e il ghiacciaio sottostante, senza trovare il corpo di Pesce. Nonostante il luogo dell’incidente sia stato identificato e sia stata trovata l’attrezzatura degli alpinisti, non c’è ancora traccia di Corrado Pesce. La autorità diplomatiche italiane in Argentina hanno seguito la vicenda in presenza da El Chaltén, rimanendo in contatto per tutta la settimana con i soccorritori locali e con i familiari di Pesce.

Nel luogo dell’incidente c’è un grande accumulo di neve e di rocce, che costituiscono un alto rischio per la sicurezza dei soccorritori: a causa di questi rischi e delle continue frane, per la commissione di soccorso gli sforzi di recupero non sono considerati fattibili.

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