Cosa porta un top manager di Ansaldo, esperto di energia nucleare e di innovazione digitale, a essere nominato Direttore generale dell’Ater di Roma?

Andiamo con ordine. L’Ater di Roma, gestisce circa 48 mila alloggi. Il 60% degli assegnatari ha un reddito che li colloca in una fascia di affitto tra i 7,5 e i 100 euro al mese. Ora si apprende che il Consiglio di Amministrazione dell’Ater Roma, ente della Regione Lazio, ha approvato, circa una settimana fa, la nomina a Direttore Generale del dott. Luca Manuelli. Il curriculum oggettivamente è di rilievo: laureato alla Luiss, manager per aziende di rilievo come Leonardo e Ansaldo energia, e infine Ceo Ansaldo Nucleare dal giugno 2020. Appare comunque strano che il consiglio di amministrazione di Ater con Delibera Consiliare n. 1 del 17 gennaio 2022 aveva nominato la Commissione per la selezione del candidato da proporre quale Direttore Generale dell’Azienda a tempo determinato, alla quale erano arrivati quattro curriculum, dei quali tre di funzionari dell’Ater, uno di un dirigente della Regione Lazio, e che poi si sia proceduto in altro modo.

Stupisce, quindi, che il consiglio di amministrazione dell’Ater Roma, quindi di una azienda pubblica che ha una mission (quasi impossibile) di garantire una casa popolare a canone sociale, affidi tale incarico non a chi ha una preparazione e ha sviluppato una professionalità in materia di edilizia residenziale pubblica ma a un manager che si è occupato, in ultimo, nel recente passato e fino a oggi, di nucleare. Si tratta di una nomina che non può non aver visto, pur nella legittima autonomia del consiglio di amministrazione dell’Ater, il coinvolgimento della Regione Lazio e una qualche forma di assenso.

Non si tratta, come hanno commentato i due consiglieri di amministrazione della destra e la consigliera regionale della Lega, di una nomina che per qualche settimana lascia Ater senza direttore generale, in attesa della formalizzazione dell’incarico. Non è questa la principale criticità. La questione che oggi ci dovremmo porre è: quale sarà il futuro di una azienda pubblica che deve affrontare enormi problemi legati al disagio abitativo di una città come Roma; della gestione sociale di circa 50 mila famiglie; degli investimenti che tale ente dovrebbe sostenere per ampliare la dotazione di case popolari e infine di interventi nelle periferie romane. Se il Direttore generale, ovvero il braccio operativo dell’Ater, non ha una competenza specifica e direi anche una sensibilità sociale riconosciuta, che in un ente come l’Ater Roma è fondamentale, su quali programmi futuri e di impostazione “aziendale” intende muoversi l’Ater?

Alla Regione Lazio, a guida progressista, si può chiedere se la nomina pur di rilievo del dott. Manuelli presuppone una ulteriore involuzione dell’Ater Roma magari da proiettare verso il social housing, verso un settore più remunerativo che accompagni sempre più l’abbandono di politiche abitative per coloro in precarietà abitativa? Certo il dott. Manuelli potrebbe dare un impulso verso un effettivo efficientamento energetico, che comporta una migliore qualità di vita e minori costi energetici per assegnatari, ma che magari potrebbero comportare nei piani di vendita, la possibili di offrirli agli assegnatari a prezzi più alti.

La questione, quindi, è di carattere politico e al momento non si sono evidenziate dichiarazioni né del presidente Nicola Zingaretti, né dell’Assessore Valeriani e neanche delle organizzazioni sindacali degli inquilini. Eppure l’Ater Roma è centrale nelle politiche abitative e nell’attuare i programmi della regione Lazio, la quale, si deve dire, al momento sta spendendo molto in riqualificazione dei caseggiati di edilizia residenziale pubblica e in materia di efficientamento energetico ma non quanto dovrebbe per aumentare il numero di case popolari da mettere a disposizione delle famiglie nella graduatoria.

Con tutta evidenza la questione sostanziale non è la critica alla persona del dott. Manuelli ma se questa nomina sia da leggere come un ulteriore tassello di trasformazione dell’Ater e l’ulteriore e progressivo abbandono del ruolo di realizzatore e gestore di edilizia residenziale pubblica. Su questo punto sia il Consiglio di Amministrazione dell’Ater che la regione Lazio dovrebbero fornire un chiarimento perché la nomina del dott. Manuelli crea una qualche preoccupazione politica e sociale.

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