Musica

Sanremo 2022, Cesare Cremonini ha ceduto alla ‘malia’ del Festival: eccolo sul palco dell’Ariston

“Cosa sarà? Che fa crescere gli alberi, la felicità”. Si chiedeva Dalla. Intanto, prima di girare per la strada sui colli, quella che fa pensare, che apre la mente e nasconde la vita, si passa dalla città dei fiori. Perché Sanremo in fondo è Sanremo

di Davide Turrini

Mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente? Cesare Cremonini ha tagliato il nodo gordiano, pardon morettiano. Tanto di Vespe, più o meno “special”, sempre si tratta. Il superospite ha ceduto alla malia del Festival di Sanremo. Niente più pantheon, quindi, alla Vasco e De Gregori, ma più Venditti con pianoforte a coda. Il bambino che scorrazzava per i campi di Colunga, con gli Appennini in lontananza, e l’A14 sotto al naso, è comunque arrivato anche qui. Dici Cremonini, dici Lunapop, dici Bologna. “Ma com’è bello andare in giro per i colli bolognesi”. Vero. Magari pure abitarci. Gianni appena fuori città zona sud est. Luca un po’ più verso la collina, con tartufi, di Savigno. Lucio no, lui stava in centro, a due passi da Piazza Maggiore. La Vespa però, a Bologna, serve sempre. Dribbla, schiva, corre, fa “prendere l’aria sulla faccia”, ma non troppa, e non sei mai lontano da dove accadono le cose. Vent’anni di carriera con gli album registrati perfino dove registravano i Beatles e il paragone può pure starci. Travolti dalla popolarità ma senza la devastazione continua dei fan sotto casa (o no?). Cesare, chissà se mai è stato Cesarino (Bologna è la patria delle Cesarine…), è l’artista con le poesie e i testi adolescenziali nel cassetto che viene scoperto e le sue strofe improvvisamente le iniziano ad ascoltare in milioni. …Squerez?, anzi, di copie vendute è arrivato a un milione e sette. Una cifra che fa spavento. 1999. Cesare, Ballo, Mike, Gabri e Lillo catapultati dai banchi di scuola in cima alla classifica italiana dei dischi. “Voglio entrare in classifica, scalare l’hit parade”. Così, in due e due quattro, mentre chiudi la maturità allo scientifico di via Matteotti, a due passi dalla stazione di Bologna, quella via di mezzo tra i tecnici/professionali della prima periferia e i licei classici del centro, e in un amen finisci dalle palestre dei licei ai palasport (strapieni). Cremonini non ripete. Via i Lunapop, ferita aperta, e successo da solista. Ma proprio in purissima solitaria, tasti bianchi e tasti neri. Maggese. Marmellata 25#. Le Winston blu e Baggio che non gioca più. Come rimescola le carte in tavola del pop sentimentale e romantico Cesare non le mescola nessuno. Iniziazione alla vita, anche se ne suoi testi c’è tanta morte, attraverso la musica. Incontri una ragazza, anche due o tre, forse dieci, per strada e si va a fare festa. Cesare un po’ prete (disse che amava frequentare il confessionale) e un po’ perfettino (il piano e la classica a otto anni già come un piccolo Mozart), ma in nemmeno due tre anni di successo anche il mostro dentro al petto della schizofrenia. Le donne che lo lasciano e lo tradiscono, le donne che si innamorano poi qualcuna scompare o ancor meglio scompare lui. Cremonini e quarant’anni suonati da pochissimo. “Cosa sarà? Che fa crescere gli alberi, la felicità”. Si chiedeva Dalla. Intanto, prima di girare per la strada sui colli, quella che fa pensare, che apre la mente e nasconde la vita, si passa dalla città dei fiori. Perché Sanremo in fondo è Sanremo.

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