Stupri e violenze sessuali, detenzioni arbitrarie e sparizioni, violazioni continue dei diritti umani, abusi e lavori forzati. “Negli ultimi cinque anni, questo è il tragico bilancio al quale sono andati incontro oltre 82mila rifugiati e migranti, comprese donne e bambini, intercettati in mare e riportati in Libia – 32.425 solo nel 2021 – grazie alla collaborazione dell’Unione europea con Tripoli, con l’Italia dal 2017 in prima linea”. A denunciarlo associazioni, ong e varie realtà come Amnesty Italia, Medici senza frontiere, Mediterranea, Open Arms e Sea Watch, nel giorno del quinto anniversario dell’entrata in vigore del Memorandum Italia-Libia (firmato il 2 febbraio 2017 con Paolo Gentiloni premier e Marco Minniti ministro dell’Interno, poi rinnovato dopo tre anni senza alcuna modifica, al di là delle promesse rivendicate anche dal ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio).
Va stralciato, basta complicità con le violazioni dei diritti umani, ha attaccato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, nel corso del presidio organizzato nei pressi del ministero degli Affari esteri a Roma. “Siccome i respingimenti sono illegali, allora paghiamo qualcuno per farlo al posto nostro. Ma il re è nudo, perché la presunta Guardia costiera libica che formiamo e finanziamo (in realtà gestita e infiltrata da milizie, a partire dal comandante e trafficante Abdul Rahman Milad detto Bija) è una creatura italiana”, sottolinea il portavoce di Amnesty.
“L’opposizione che abbiamo fatto nelle piazze e in Parlamento non è stata sufficiente, le promesse di modifica sono finite nel vuoto. Così il Memorandum non ha fatto altro che favorire i respingimenti: tutti sanno quello che avviene nei lager libici, in quei centri di detenzione dove i diritti umani sono calpestati”, ha denunciato pure Nicola Fratoianni, deputato e segretario di Sinistra italiana, unico parlamentare presente al sit-in.
Lo certifica negli ultimi mesi anche la repressione violenta delle proteste di rifugiati di fronte alla sede dell’Alto commissariato dell’Onu a Tripoli, così come le immagini e i video di denuncia che arrivano dal centro di detenzione di Ain Zara, nella capitale libica, dove mancano cibo e acqua, spazio per dormire e i migranti detenuti dopo le proteste vengono picchiati e malmenati. “Ogni tentativo di riformare questo Memorandum è destinato a fallire, bisogna chiudere al più presto questa pagina nera e avviare percorsi legali e sicuri”, spiega ancora Noury.
Mentre il missionario comboniano Padre Zanotelli, presente al presidio rilancia: “A questo punto l’ultima soluzione potrebbe essere quello di portare l’Italia e l’Ue di fronte alla Corte penale internazionale dell’Aia per crimini contro l’umanità. Un giorno diranno di noi quello che oggi noi diciamo dei nazisti“, ha attaccato.
E non mancano le accuse al centrosinistra: “Dal Pd la dottrina Minniti non è stata archiviata. Per i dem più semplice sconfessare i decreti Sicurezza, fatti da M5s e Lega, ma non quella pagina che ha prodotto soltanto la criminalizzazione della solidarietà, quell’accordo con la Libia, tra le violazioni continue dei diritti”, ha continuato Noury. “Gli errori sono stati trasversali, questo è imbarazzante. Certo è improbabile che sia questo governo, data l’eterogeneità delle forze che lo compongono, a trovare una soluzione sulla Libia”, ha concluso Fratoianni.
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