Nel nostro Paese l’ambientalismo ha radici profonde. Sono tante le figure che hanno fatto la storia, veri e propri pionieri a livello europeo o addirittura mondiale. Basti pensare a Gino Girolomoni, padre del biologico in Europa, o a Laura Conti, madre della normativa sulla sicurezza sul lavoro; ad Aurelio Peccei, precursore della consapevolezza sui limiti del pianeta, o ancora a Giorgio Nebbia, pioniere dell’economia circolare.

E da queste radici si è diffusa, nel corso degli anni, una sensibilità che ha contaminato un po’ alla volta, senza che quasi ce ne rendessimo conto, tutta la società. Molte cose che anni fa apparivano normalissime sono oggi considerate assurde (ad esempio interrare i rifiuti tossico-nocivi nelle aree degli stabilimenti industriali come si faceva ordinariamente fino agli anni ‘70) e molte che sembravano pure utopie fanno ormai parte della nostra realtà quotidiana (basti pensare alla diffusa attenzione energetica nella scelta di molti prodotti come elettrodomestici o automobili).

Non ci si rende facilmente conto di quanto dobbiamo alla cultura ecologista, di quanto essa abbia inciso e di come abbia migliorato concretamente le nostre vite in tutti i campi, dall’alimentazione all’abitare, dalla salute all’occupazione.

E parimenti non c’è consapevolezza diffusa di quanto il mondo dell’impresa in Italia possa vantare eccellenze assolute, anche a livello internazionale, rispetto alla sostenibilità ambientale: siamo leader a livello mondiale nel settore degli inverter, del riciclo della carta così come degli oli esausti e in molte altre ecotecnologie. Pochi sanno che abbiamo più rinnovabili della Germania in percentuale sui consumi e siamo anche più virtuosi per intensità energetica. Alcuni anni fa il Comune di Milano è andato pure a insegnare il trattamento dei rifiuti organici alla municipalità di Berlino.

Lo stesso vale anche per il mondo della ricerca, nel quale abbiamo eccellenze indiscusse (ad esempio nel campo delle bioplastiche), ma di questo forse si parla già un po’ di più.

E anche la nostra società civile è ricchissima dal punto di vista dell’impegno ambientale, contando centinaia di associazioni, enti, comitati che – con mille sfaccettature diverse – si impegnano per la tutela e la promozione della natura: dai boschi agli animali, dal mare alle energie rinnovabili…

Inoltre, tale sensibilità si diffonde sempre più e anche la pandemia, mettendo a nudo le assurdità di un modello di sviluppo insostenibile, ha portato molti a riflettere. Secondo una recente ricerca realizzata da Nomisma su un campione rappresentativo della popolazione italiana, l’87% degli italiani è consapevole del fatto che la situazione ambientale sia molto grave. Non tutti questi, purtroppo, sono coerentemente disponibili a fare scelte conseguenti, comunque appare in forte aumento il numero di coloro che stanno passando dalle parole all’azione: il 52% del campione, ad esempio, dichiara di adottare con regolarità comportamenti d’acquisto sostenibili, dimostrando così un’attenzione concreta alla questione ambientale.

Tale percentuale coincide quasi – e non pare un caso – con quel 50% che è animato dal “senso di responsabilità verso le generazioni future” come motivazione alla base delle proprie scelte negli stili di vita e negli acquisti. Generazioni che fra l’altro ultimamente stanno facendo sentire con forza la loro voce.

Eppure, paradossalmente, tutto questo ricchissimo mondo ambientalista è molto frammentato, tanto a livello sociale quanto politico, e questo lo rende estremamente debole e riduce la sua capacità di incidere effettivamente sui processi decisionali. L’ambientalismo politico in particolare ha un peso molto ridotto se paragonato al valore complessivo dell’ambientalismo nella società e questo è un vero peccato.

Oggi più che mai, dinanzi alla gravità e all’urgenza delle sfide dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità (sono queste le due priorità assolute), occorrerebbe una capacità di unire le forze per fare sentire la propria voce e cercare di orientare tutte le scelte nella direzione della sostenibilità. Si tratta di una sfida complessa, perché le mille anime che sopra citavo sono molto diverse fra loro e non è semplice compiere una sintesi che le metta a valore in modo complementare.

In questi ultimi mesi sono nati diversi percorsi che si pongono l’obiettivo comune di aggregare e ricondurre a unità questo variegato mondo ambientalista, con l’obiettivo di arrivare a proporre alle prossime elezioni politiche una sola offerta e non un ventaglio che vada a spartirsi la già esile quota di elettori disponibile. Quota che in realtà potrebbe anche essere molto più ampia, come accade oltralpe per i movimenti verdi, se davvero trovasse alle urne una proposta unitaria, chiara e coerente. Una proposta che ponesse l’attenzione all’ambiente non tanto come problema da risolvere, quanto come opportunità da cogliere per risolvere tutti i nostri problemi, dal livello economico alla giustizia sociale, dall’occupazione alla salute e via di seguito.

Fra pochi giorni si terrà un incontro importante, che cerca di raccogliere questi innumerevoli percorsi, provando a ricucire le divisioni e avviare la costruzione di un soggetto unitario dell’ambientalismo politico – che abbia come punto di riferimento i Verdi Europei – all’altezza delle sfide che abbiamo dinanzi a noi. A promuovere questa Assemblea Ecologista, che si terrà il 5 febbraio a Firenze presso l’Auditorium Stensen, una molteplicità di soggetti: liste civiche, parlamentari, associazioni e gruppi di cittadini impegnati sul territorio, sindaci, assessori, consiglieri comunali e regionali, donne e uomini impegnati sui temi dei cambiamenti climatici, della giustizia ambientale e sociale, dei diritti, che condividono una visione e “considerano prioritario portare al centro del dibattito politico, nel paese e nelle istituzioni una visione e delle proposte di governo ecologiste per la realizzazione di una transizione giusta del nostro Paese”.

Sono stati invitati praticamente tutti gli attori e le sigle dell’ambientalismo italiano, che sicuramente – per mille ragioni – non sarà semplice ricondurre all’unità. Ma in fin dei conti è proprio questa la sfida che si propone questa Assemblea Ecologista, consapevole che “occorre agire adesso per creare una transizione ecologica giusta, tempestiva e lungimirante che punti con decisione alla neutralità climatica”.

Tutti possono partecipare accreditandosi all’evento. L’augurio è che possa essere un momento di confronto utile, per avviare questo processo di unione difficile quanto assolutamente indispensabile.

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