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Ultimo aggiornamento: 16:49 del 16 Agosto 2022

Ex Embraco, 377 operai senza più cassa integrazione: “truffe e promesse mancate da 4 governi. Questa è una storia di menefreghismo”

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“Non ci sono innocenti in questa storia. Dal 2017 in 4 anni abbiamo visto quattro governi e tante promesse ma non è cambiato nulla”. Filippo è uno dei 377 operai della ex-Embraco di Torino di Riva di Chieri che per quattro anni hanno lottato per difendere il posto di lavoro. Per tutti loro, il 22 gennaio è finita formalmente la cassa integrazione e da oggi l’unica prospettiva rimane quella della Naspi.

“Oggi è una giornata che non avremmo mai voluto vivere” raccontano i lavoratori di fronte ai cancelli della fabbrica che produceva i compressori dei frigoriferi per la Whirpool. Di fronte all’ingresso ci sono ancora i resti dei quattro anni di lotta. Lo scheletro del gazebo e i cartelloni che ricordano i nomi del ministri del lavoro e dello sviluppo economico che si sono succeduti negli anni.

“È una storia di menefreghismo, truffe e promesse mancate” spiega Giuseppe ricordando i due momenti nei quali la vicenda sembrava potersi risolvere. Nel 2018 lo stabilimento era stato rilevato dalla Ventures, una società italo-israeliana, ma il progetto naufraga quasi subito con il fallimento dell’azienda. Nel settembre 2020 viene annunciato un nuovo piano per realizzare un polo di compressori con la Acc di Mel ma anche quello non va in porto. E così oggi per le 377 famiglie della ex Embraco finisce la cassa integrazione e inizia la Naspi. “Da domani iniziano i problemi veri perché siamo in due che lavoriamo qui dentro – conclude Tiziana che ha conosciuto suo marito proprio dentro la fabbrica – Noi vogliamo solo lavorare ma se questa è l’Italia non ci sentiamo più parte di questo paese”.

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