Emmanuel Macron invia il suo personale messaggio alla nuova presidente del Parlamento europeo, la maltese Roberta Metsola, e lo fa intervenendo proprio alla Plenaria di Strasburgo toccando il tasto dolente della sua candidatura: il tema del diritto all’aborto. Le sue posizioni antiabortiste espresse nel 2015 non le hanno comunque impedito di ottenere i voti, oltre che del suo Ppe e della destra conservatrice, anche dei Socialisti e dei liberali di Renew Europe di cui la formazione del presidente fa parte. Oggi, però, il capo dell’Eliseo ha dichiarato che “la tutela dell’ambiente e il riconoscimento dell’accesso all’aborto dovrebbero entrare nella Carta dei diritti fondamentali“, che “va aggiornata”. Un messaggio chiaro alla Presidenza, quasi un atto d’indirizzo pronunciato proprio durante la presidenza di turno di Parigi, con l’intento di evitare pericolosi scivoloni che metterebbero in imbarazzo tutti coloro che hanno sostenuto la candidatura di Metsola.

Non è l’unico messaggio lanciato dal capo di Stato francese dai microfoni della plenaria. Dopo aver annunciato per febbraio “un vertice per il futuro degli oceani“, ha toccato un altro nervo scoperto nei rapporti tra i 27 Stati membri, in particolare con quelli del blocco di Visegrad: il rispetto dello Stato di diritto. “L’Europa si fonda su tre grandi promesse – ha continuato – Una promessa di democrazia, che è nata ed è stata rivitalizzata nel nostro continente. Una promessa di progresso e una promessa di pace. Lo sgretolamento attuale che vediamo viene a scuotere queste tre promesse, la nostra sfida è di rispondere in profondità alla questione della rifondazione di queste tre promesse. La presidenza francese promuoverà valori che a forza di essere considerati acquisiti sono diventati più fragili. La gestione delle pandemie da parte delle democrazie ha condotto a delle decisioni molto più a tutela delle vite umane e dell’economia rispetto a quelle dei regimi totalitari. Siamo pronti per la lotta per la democrazia liberale“. E ha poi aggiunto: “Lo stato di diritto non è stato inventato a Bruxelles, come sentiamo in certe capitali. Lo stato di diritto è il nostro tesoro, è la nostra storia e si tratta di convincere i popoli che se ne sono allontanati. La fine dello Stato di diritto è l’inizio dell’autoritarismo“. E punta il dito indirettamente anche contro la Russia di Vladimir Putin: dietro all’attacco allo Stato di diritto “c’è una lotta ideologica sostenuta da svariate potenze autoritarie alle nostre frontiere”, ha aggiunto.

Una parte del suo intervento è stata dedicata anche a un altro tema divisivo a Bruxelles, quello dell’immigrazione, sul quale le istituzioni e i singoli governi hanno mostrato una svolta protezionista nei mesi scorsi: “La presidenza francese porterà avanti la riforma dello spazio Schengen” con l’obiettivo di “proteggere le nostre frontiere esterne” e con l’elaborazione di “una forza intergovernativa di intervento rapido”, ha detto Macron confermando la linea ‘chiusurista’. Sul dossier immigrazione bisogna “agire con accoglienza solidale e condivisa tra gli Stati membri come abbiamo fatto tra il 2018 e il 2021”.

Il presidente francese punta anche su quello che definisce un “riarmamento strategico” dell’Ue, sostenendo che “l’Europa deve costruire un ordine di sicurezza collettivo sul nostro continente. La sicurezza del nostro continente necessita di un riarmamento strategico dell’Europa, come potenza di pace e di equilibrio, in particolare nel dialogo con la Russia”. L’Europa “deve diventare vera potenza d’equilibrio”.

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