Confermare Pietro Curzio e Margherita Cassano nei rispettivi ruoli di primo presidente e presidente aggiunto della Corte di Cassazione. È la proposta approvata a maggioranza (quattro voti su sei) dalla quinta Commissione (competente sugli incarichi direttivi) del Consiglio superiore della magistratura, dopo che venerdì il Consiglio di Stato aveva annullato entrambe le nomine – risalenti a luglio 2020 – accogliendo il ricorso di uno dei concorrenti sconfitti, Angelo Spirito, presidente di sezione della Suprema Corte. Sulla proposta della Commissione si esprimerà mercoledì il plenum (l’organo al completo) di palazzo dei Marescialli. La scelta è dunque quella di riproporre gli stessi nomi bocciati dal giudice amministrativo, motivando in modo più convincente – con un occhio ai rilievi di palazzo Spada – le ragioni della loro prevalenza: una corsa contro il tempo per conferire la piena legittimazione al presidente Curzio in vista della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, fissata a venerdì 21 gennaio.

La Commissione ha votato al termine di una seduta fiume, cominciata nel primo pomeriggio e andata avanti – con una pausa di un’ora – sino a sera, in cui si sono fronteggiate due opinioni differenti: quella di chi ha sottolineato l’urgenza di una conferma soprattutto in vista della cerimonia di venerdì (l’ultima alla presenza di Sergio Mattarella) e chi invece ha contestato metodo e merito, a partire dalla fretta di procedere a nuove nomine senza ponderare con la dovuta attenzione le questioni poste dal Consiglio di Stato. A favore della proposta della maggioranza hanno votato il presidente della Commissione Antonio D’Amato (Magistratura indipendente), i laici Fulvio Gigliotti (in quota M5S) e Alessio Lanzi (Forza Italia) e la togata Alessandra Dal Moro (Area). Astenuti i togati Sebastiano Ardita (Autonomia e indipendenza) e Michele Ciambellini (Unicost).

Nella sentenza che ha annullato la nomina di Curzio, il collegio della quinta sezione di palazzo Spada aveva ritenuto “palese la (consistente) maggior esperienza del dott. Spirito” sul parametro dell’”adeguato periodo di permanenza nelle funzioni di legittimità”, in quanto al momento della nomina il ricorrente lavorava in Cassazione “da quasi venticinque anni”, “dal 2016 anche con funzioni direttive”, mentre l’attuale primo presidente “da circa tredici anni”. Lo stesso, secondo il Consiglio di Stato, vale per il parametro della “partecipazione alle Sezioni Unite”, in quanto Spirito ne ha fatto parte “dal 2008 al 2016 (periodo nel corso del quale ha steso ben 172 sentenze, dalle quali risultano estratte 103 massime) e quindi dal 2018 quale Presidente titolare”, mentre Curzio ne è componente soltanto dal 2014. Il Csm aveva sostenuto invece l’equivalenza tra i due candidati, bilanciando lo squilibrio temporale con la “eccezionale professionalità” dimostrata da Curzio: motivazione che che per il Consiglio di Stato è “gravemente lacunosa e irragionevole”, inadeguata a “giustificare una conclusione difforme dalle (univoche) emergenze dei dati oggettivi”.

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